“Spara alla polizia”, rimosso “U latitanti” video da 3,7 milioni di visualizzazioni di Teresa Merante
E alla fine, “U latitanti”, brano da 3 milioni e 700 mila visualizzazioni, è stato rimosso. Il video che vedeva Teresa Merante, la cantante folk di brani dedicati alla mafia, imbracciare una chitarra per cantare le gesta di un latitante, con un testo infarcito di attacchi alla Polizia, definita “brutta compagnia”, e agli agenti, apostrofati come “quattro pezzenti”, non è più visibile su Youtube.
I servizi di Fanpage hanno portato all’attenzione nazionale l’argomento dei canti di mafia e hanno fatto scaturire reazioni importanti quali la sospensione della casa discografica dall’AFI (Associazione Fonografici Italiani), un esposto alla Procura da parte del sindacato di Polizia Coisp e finanche un progetto di legge per “apologia di mafia”.
Un brano, "U latitanti", la cui melodia è stata contestata dalla band salentina dei Sud Sound System perché sarebbe nient’altro che il plagio di un canto popolare pugliese, “Lu rusciu de lu mare”, uno dei simboli della Taranta e della pizzica.
Dopo aver bloccato i commenti al video in questione, a causa delle eccessive critiche ricevute, la casa discografica ha deciso di oscurarlo. Non sappiamo se per violazione del copyright, a causa del testo o altro, ma resta il fatto che un video da milioni di visualizzazioni adesso non è più visibile pubblicamente. In tutto questo, c’è un però. Facendo una ricerca su Youtube, “U latitanti” cantato dalla Merante è presente come traccia dell’album “Lupa i notti”, video da 226 mila visualizzazioni. Assieme a questo, sono visibili anche altre versioni dello stesso brano.
Una singola battaglia vinta, infatti, non può bastare perché questo e altri brani, marcatamente inneggianti alla mafia, continuano a circolare sul web, alcuni di questi sempre firmati Teresa Merante ed Elca Sound. Dopo aver interpellato alcuni esponenti del panorama folk calabrese, è chiaro che quello spacciato dalla Merante tutto è tranne canto popolare di tradizione. Un danno d’immagine per la Calabria ma anche per tutti coloro che, quotidianamente si impegnano per diffondere la vera cultura calabrese.
E visto che il cambiamento sociale inizia da quello culturale, è necessario che chi ha cavalcato la notizia, prendendo posizione contro determinati “prodotti musicali”, continui ad impegnarsi anche adesso che la eco mediatica sul “Caso Merante” si è affievolita. La rimozione del video resta un segno tangibile, un primo importante tassello da cui partire. Perché continuare a tacere, ad accettare supinamente quel che si reputa sbagliato, non permetterà alla Calabria di affrancarsi da quella immagine distorta che nel mondo l’ha fatta marchiare come terra di ‘ndrangheta.