Corso Porta Romana, Milano, estate 1990. Il primo giorno di agosto nella storica via della città meneghina, come accadeva ogni inizio estate, non si vedeva passare un'anima. Le case avevano le tapparelle abbassate, a servire i pochi residenti rimasti in città c'erano solo pochi negozi rimasti aperti nell'afa cittadina. Davanti al civico 132, però si avvicendavano uomini e donne. Qualcuno esaminava il citofono della palazzina, qualcun altro bussava senza ottenere risposta, qualcuno ancora scattava foto. Era di solito la riservata presenza di Dario Fo e Franca Rame, ad attirare, qualche volta, fotografi e giornalisti, ma stavolta i visitatori non erano lì per la coppia di attori, peraltro in vacanza a Cesenatico, ma per quel pezzo di nastro adesivo con la scritta ‘chiuso per lutto', appiccicato sulla vetrata della portineria.
Non si trattava di un anziano inquilino del palazzo venuto a mancare serenamente nel proprio letto, ma di una bella ragazza di 23 anni. In pochi in quel palazzo signorile, dove ci si salutava appena, ricordavano chi fosse Laura Bigoni, la figlia di Angiolino, il portiere del palazzo, ma quando morì, tutti parlarono di lei. La giovane estetista era stata accoltellata a morte e data alle fiamme nel letto della casa di famiglia a Clusone. Dietro le finestre di corso Porta Romana quell'agosto non si fece che parlare di Laura e di quel suo fidanzato elettricista che veniva a prenderla a casa. C'era qualcosa di ambiguo in quel giovane damerino, di sfuggente, di sospeso e presto, grazie alla morte di Laura, si scoprì qual era il segreto che celava. L'elettricista e pompiere volontario Gianmaria Negri Bevilacqua, detto Jimmy, finì subito in cima alla lista dei sospettati. I carabinieri lo rintracciarono l'indomani del delitto, mentre era fuori città con la fidanzata. Sì, la fidanzata, l'altra. Jimmy frequentava contemporaneamente Laura Bignoni e Vanna Scaricabarozzi, entrambe milanesi e aveva chiesto a entrambe di andare a convivere. Si trovava con Vanna in gita al lago, quando i militari lo informarono della morte violenta di Laura.
L'altra donna
Vanna era la fidanzata ufficiale, Laura, invece, era quella clandestina. La ventitreenne estetista aveva scoperto solo da poco che quello che credeva il suo fidanzato aveva già un legame stabile e che, addirittura, era in procinto di sposarsi con Vanna. Si era infuriata, l'aveva lasciato. Lui, atterrito dal pensiero di perderla e incapace di affrontare la scelta, aveva giurato che non avrebbe più visto Vanna, che si sarebbe dedicato solo a lei, anzi, alzo il tirò, proponendo a Laura di andare a vivere insieme. Contro il parere dei genitori Laura aveva continuato a vederlo e dopo alcune settimane era venuto fuori che la relazione con Vanna non si era mai interrotta. Neanche allora Jimmy ne aveva voluto saperne di stare lontano da Laura, tanto che quando la ragazza si era trasferita in Val Seriana per le vacanze con la famiglia, lui era andato a trovarla ogni giorno. Era chiaro che non voleva rinunciare a nessuna delle due fidanzate e lo era altrettanto che non avrebbe lasciato libera Laura, verso la quale nutriva una gelosia morbosa.
Inchiesta su un triangolo pericoloso
Le indagini partirono da quel rapporto malato e dalle ultime ore di Laura. La ragazza aveva incontrato Jimmy quella sera, come al solito avevano litigato e lei, stanca di quel menage a trois, aveva minacciato di andare in discoteca e tornare a casa col primo ragazzo che avrebbe incontrato. Lo fece. Chiese un passaggio a un vicino di casa Pietro, parcheggiatore del locale la ‘Collina verde', che insieme alla moglie Teresa la accompagnò alla discoteca. Laura incontrò Marco, un coetaneo, i due ragazzi tornarono insieme alla villa di Clusone dove, però, non entrarono. Le luci erano accese e i genitori o altri parenti erano sicuramente in casa. Si intrattennero nella pineta vicina, poi Laura rincasò da sola. Salì nella sua stanza, si tolse gli indumenti e lavò le mutandine che indossava, poi si si stese sul letto indossando solo la maglietta. Lì, secondo la ricostruzione degli investigatori, fu accoltellata di sorpresa mentre era distesa rivolta su un fianco. Il primo fendente la colpì al collo, il secondo al polmone, l'ultimo le squarciò i genitali.
Il movente della gelosia
Un colpo inferto per sfregiare quel giovane corpo, un colpo simbolico sferrato per insultare la femminilità di Laura. Un colpo da omicidio passionale. Fuori dalla rosa dei sospettati Marco, il ragazzo uscito con lei quella sera, non poteva che essere Jimmy, il fidanzato geloso e infuriato per quella vendetta annunciata e portata a termine il carnefice della ragazza. A inchiodare Jimmy c'era un altro dettaglio: il letto era stato dato alle fiamme usando come propellente una bomboletta di lacca. Solo un pompiere, o aspirante tale quale era Jimmy, poteva conoscere quell'espediente. Il venticinquenne, inoltre, era uno dei pochi a essere a conoscenza del fatto che la famiglia Bigoni teneva le chiavi di casa dietro il contatore del metano. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, dopo aver litigato con Laura il ragazzo sarebbe andato via, per poi tornare più tardi a verificare se Laura mettesse in pratica la sua minaccia. L'aveva vista con Marco e, dopo aver atteso che fosse sola in casa, si era introdotto nell'appartamento con le chiavi e l'aveva ammazzata cogliendola di sorpresa.
L'epilogo
Mentre a Roma, il fidanzato di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco, veniva indagato per l'assassinio della fidanzata – avvenuto solo sette giorni dopo quello di Laura – a Milano, Gianmaria Negri Bevilacqua veniva incriminato per l'omicidio di Laura. A Vanna Scaricabarozzi, invece, toccava l'accusa di favoreggiamento. Il caso sembrava chiuso, ma gli indizi a carico di Jimmy risultarono, alla fine, inconsistenti e (l'eterno) aspirante pompiere venne assolto per non aver commesso il fatto. Era da ricercare in quel morboso triangolo di passioni e rancore l'assassino o era altrove, la soluzione del caso? Vanna e Jimmy non resistettero alla sciagura giudiziaria e si lasciarono, i familiari di Laura, invece, attendono ancora di sapere il nome del suo assassino.