Fanpage.it riceve e pubblica la lettera di una donna di 60 anni che da 20 ormai lavora come tata: "Una vecchia tata di quelle che si usavano una volta", ci racconta, spiegando però di non aver mai ottenuto il giusto riconoscimento per il suo lavoro. "Ora sono di nuovo ad un bivio, accettare di nuovo di mantenermi un contratto di 25 ore senza avere un giusto stipendio, il giusto riconoscimento per le mansioni effettive ed un aumento di 38 euro spacciato per chissà quale favore o mandare tutto al diavolo e ricominciare altrove, un'altra volta con la speranza di farmi apprezzare".
Io sono una tata. Sì, una vecchia tata di quelle che si usavano una volta. Separata e costretta dopo la separazione a cercarmi tutti lavori saltuari perché non avevo nessuno che mi curasse la famiglia, sono finita a fare la tata in famiglia, con tantissimi grazie, tantissimi sei bravissima, tantissime richieste di fare questo o quello in aggiunta a quello che già faccio – dal cucinare il cinghiale appena cacciato allo stendere i panni "ora che c'è il sole" passando per il lavaggio anche della tazzina del caffè appena bevuto e sempre lasciata sul lavatoio per me – e senza MAI ottenere quello che mi spetta per legge.
Dai mezzi contratti, un parte in nero e una in bianco ai "lo stiamo facendo per te", senza potermi permettere niente, né un mutuo per poter avere una casa come tutti, né una vacanza, né la soddisfazione di qualche risparmio in banca.
Ora sono di nuovo a un bivio, accettare di nuovo di mantenermi un contratto di 25 ore senza avere un giusto stipendio, il giusto riconoscimento per le mansioni effettive ed un aumento di 38 euro spacciato per chissà quale favore o mandare tutto al diavolo e ricominciare altrove, un'altra volta con la speranza di farmi apprezzare.
Stavolta.
Perché stavolta forse finalmente trovo la famiglia giusta.
Ma io ho 60 anni, faccio questo lavoro da quando ne avevo 40 e non è giusto tutto questo.