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“Sono una docente di sostegno precaria, sopraffatta da titoli e concorsi: mi chiedo se sia la strada giusta”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una docente precaria: “Non so spiegare con certezza la prima volta che ho deciso di fare l’insegnante perché credo che sia una missione. Ricordo bene però il momento nel quale ho scelto di essere una docente di sostegno: ma il nuovo decreto non va bene”.
A cura di Redazione
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Pubblichiamo di seguito la lettera che ci ha scritto una ragazza di 28 anni a proposito della sua esperienza nel mondo del lavoro, nello specifico in quello della scuola.

La lettera a Fanpage.it

"Sono una docente che vorrebbe condividere con voi una riflessione sul decreto ministeriale 32 del 26-02-2025. Non so spiegare con certezza la prima volta che ho deciso di fare l’insegnante perché credo che sia una missione, qualcosa che si sente dal profondo, che ti dice che hai/puoi dare senza pretendere nulla in cambio.

Per contro, ricordo bene il momento nel quale ho scelto di essere una docente di sostegno: alcune lezioni sono come dei treni ad alta velocità sui quali sale su solo che ci riesce quindi – mi sono chiesta – E chi non ci riesce? Da qui la mia voglia di formarmi, di sperimentare e fare esperienze. Dunque, ho deciso di specializzarmi sul sostegno perché credo che la conoscenza sia l’unico strumento per essere “docenti pronti” a rispondere ad ogni esigenza dei nostri studenti.

C’è un PERÓ: sono una precaria sopraffatta da un sistema che mi richiede continuamente titoli, corsi, concorsi (freezati), incertezza che mi porta continuamente a chiedermi se questa sia la strada giusta per me. Per fortuna, ogni giorno, in classe mi sento viva. Credo fortemente che un buon insegnante sia in grado di considerare l’importanza della figura genitoriale. Quest’ultimi si fidano e ci danno in cura il loro dono più prezioso e, in merito al decreto, credo che l’esigenza non sia tanto scegliere l’insegnante di sostegno per la continuità ma che ci voglia una forte pressione sul sistemata di reclutamento docenti. Non se ne può più di parlare per vie ipotetiche e scegliere sempre la soluzione esterna quando il problema è interno: se tutti i docenti fossero formati in modo uguale, avremmo un terreno comune su cui lavorare, ma se il sistema continua a far confusione e consente di accedere a chiunque mentre noi, con i titoli, restiamo a casa si comprende bene che il cuore del problema è un altro. Parlo da persona di 28 anni che, da precaria, ha iniziato a 22; che ha vinto un concorso per la classe A018 (secondaria secondo grado) e insegna alla primaria poiché è tutto BLOCCATO! Controsensi continui che non fanno altro che sviarci dalla realtà.

Le persone con disabilità non hanno bisogno di una persona che sia sempre la stessa perché questo non è un prerequisito UNICO per poter favorire lo sviluppo delle proprie potenzialità. Hanno bisogno di persone che siano capaci di comprendere, che sappiano che la realtà si costituisce di un’infinità di sfumature, di infiniti modi per comunicare; di persone che agiscano non secondo una logica categoriale. Il decreto viene fuori in un momento storico in cui stanno per dare avvio ai corsi INDIRE, le persone si specializzeranno stando dietro a un pc, comodamente si inseriranno nelle graduatorie e serenamente ricopriranno una posizione più alta, ad esempio, della mia. Questa è la situazione italiana".

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