“Sono un latitante”, fuggiasco rintracciato e arrestato a Olbia dopo un post sui social
“Sono un latitante haaahaha…” recita un post pubblicato sui social che nessuno prenderebbe mai per vero, anche perché a scriverlo è qualcuno che si fa chiamare “Totò Riina”. E invece, quelle parole paradossalmente rispecchiavano la realtà.
In Sardegna, in provincia di Sassari, è stato così arrestato un 23enne, G.F., che aveva fatto sparire le sue tracce per non scontare una condanna definitiva a 4 anni e 9 mesi di reclusione.
Il giovane, che si era reso irreperibile per sfuggire all’arresto e alla successiva incarcerazione, era ricercato per reati commessi nel giugno 2016, all’interno del carcere minorile di Quartucciu (Cagliari). Il ragazzo, al tempo 17enne, durante il periodo di reclusione nella struttura aveva infatti preso parte insieme ad altri detenuti alle sevizie inferte a un giovane compagno di cella con un bastone. Per lui, inoltre, anche l’accusa di aver incendiato mobili e suppellettili così da creare un diversivo durante il tentativo di fuga.
Queste le motivazioni che hanno spinto, nei primi giorni di maggio, la sezione per i minorenni della Corte d’appello di Cagliari a pronunciare una sentenza di condanna definitiva di 4 anni e 9 mesi a carico del ragazzo.
Da allora il giovane, già noto ai militari di Ozieri, si era quindi reso irreperibile, senza però riuscire a resistere alla tentazione di usare i social, svelando qualche dettaglio di troppo sulla sua condizione personale.
In questo modo è stato arrestato a Olbia, città nel nord-est dell’isola, dai carabinieri di Ozieri: i militari lo hanno rintracciato restringendo il perimetro della ricerca all’area fra via San Simplicio, corso Vittorio Veneto e le vie Brigata Sassari e Toti. Nel pomeriggio di giovedì 18 maggio, dopo minuziosi servizi di osservazione, il giovane latitante è stato individuato e riconosciuto in via Vittorio Veneto, dove girava con il volto parzialmente nascosto dal cappuccio della felpa.
Dopo aver in un primo momento cercato di nascondere, e successivamente negare, la propria reale identità, è stato poi inchiodato dal comandante della stazione dei carabinieri, suo compaesano, che dopo averlo riconosciuto lo ha chiamato per nome e infine ammanettato.
Il 23enne attualmente si trova nel carcere di Bancali (Sassari), dove sconterà la sua condanna.