“Sono gay e ho un compagno”, il coming out di monsignor Charamsa
UPDATE ore 15.20 – In seguito al severo rimprovero di Padre Lombardi il prelato polacco ha incontrato alcuni giornalisti in un ristorante romano mentre era a pranzo con il suo compagno Eduard: "Chiedo perdono per tutti gli anni in cui ho sofferto in silenzio davanti alla paranoia, all'omofobia, all'odio e al rifiuto degli omosessuali che ho vissuto in seno alla Congregazione per la dottrina della fede. Che è il cuore dell'omofobia nella Chiesa". In merito alla sua rimozione dagli incarichi che ricopriva Charamsa si rimette alla "volontà di Dio" e commenta: "Cercherò lavoro". Poi annuncia: "Pronto per la stampa, in italiano e in polacco, un libro in cui metto la mia esperienza a nudo". Il teologo ha quindi ringraziato "il fantastico Papa Francesco, ci ha fatto riscoprire la bellezza del dialogo, non dialogavamo. Ora il Sinodo sulla famiglia sia davvero di tutte le famiglie e nessuna sia esclusa". Quando gli viene chiesto se ci siano "tantissimi" gay in Vaticano, Krysztof Charamsa annuisce e afferma: "In ogni società di soli uomini ci sono più gay che nel mondo come tale".
"Sono un sacerdote omosessuale, con un compagno, felice e orgoglioso della propria identità", così monsignor Krzysztof Charamsa, teologo, ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana ha deciso di fare coming out e di dichiarare apertamente il suo orientamento sessuale. Un annuncio a sorpresa rilasciato durante un’intervista esclusiva pubblicata sul Corriere della Sera e che appare quasi come una sfida alla chiesa cattolica romana in un momento molto delicato di discussione interna. Non è casuale infatti che l'annuncio del prelato polacco sia arrivato proprio alla vigilia del Sinodo dei vescovi sulla famiglia e potrebbe effettivamente irrompere nella discussione come una tempesta. A confermalo le stesse parole di monsignor Charamsa che insegna anche teologia alla Pontificia università gregoriana e al pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma. "Voglio scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa e sono pronto a pagarne le conseguenze" ha sottolineato infatti il prete 43enne che da 17 anni è residente a Roma, aggiungendo: "È il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l'astinenza totale dalla vita d'amore, è disumana" .
Del resto mai prima di ora un religioso con un ruolo così alto e attivo in Vaticano aveva fatto una dichiarazione del genere. "Siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant’anni. Dunque voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono" ha dichiarato ancora Charamsa, aggiungendo: "L’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri. Non sono posizioni dell’attuale dottrina, ma sono presenti nella ricerca teologica". "Nella Chiesa non conosciamo l'omosessualità perché non conosciamo gli omosessuali. Li abbiamo da tutte le parti, ma non li abbiamo mai guardati negli occhi perché di rado essi dicono chi sono" spiega ancora il teologo, per questo il coming out è diventato "un dovere nei confronti della comunità delle minoranze sessuali".
Parlando della sua scelta Charamsa confessa: "So che la Chiesa mi vedrà come qualcuno che non ha saputo mantenere una promessa, che si è perso e per di più non con una donna ma con un uomo! E so anche che dovrò rinunciare al ministero, che pure è tutta la mia vita, ma da solo mi sarei perso nella mia omosessualità negata e Dio non ci lascia mai soli". "Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera. Vorrei dire al Sinodo che l'amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all'amore e quell'amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa" ha concluso Charamsa.
La replica del Vaticano: Charamsa dovrà lasciare tutti i suoi incarichi
"La scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia del Sinodo appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l'assemblea sinodale a una indebita oppressione mediatica" così il portavoce Vaticano padre Federico Lombardi ha commentato il coming out di monsignor Krzysztof Charamsa, sottolineando che il prelato dovrà lasciare tutti i suoi incarichi. "Certamente monsignor Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della fede e le università pontificie" ha affermato infatti Lombardi, aggiungendo che per gli altri aspetti della sua situazione dovrà decidere per competenza il suo Ordinario diocesano.