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“Sono diverso, non sbagliato”, il tema di un 12enne che ha messo a tacere i bulli

La storia di un ragazzino di 12 anni che grazie alla sua insegnante e a un tema ha fatto emergere i comportamenti di cui era vittima e la sua determinazione a farsi rispettare.
A cura di A. P.
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Un tema letto ad alta voce in classe davanti ai compagni di scuola in cui racconta quanto vissuto e il suo calvario da vittima dei bulli, sottolineando: "Sono diverso, non sbagliato". Così Il piccolo Ivan (nome di fantasia) ha messo finalmente a tacere i bulli che lo maltrattavano ritrovando quel sorriso da adolescente che sembrava aver smarrito. È la storia raccontata da Repubblica di un ragazzino italiano di 12 anni che, grazie all'aiuto della sua insegnante, ha deciso di venire allo scoperto riuscendo a far comprendere la sua situazione ai compagni di scuola che infine lo hanno applaudito.

"Ivan è un ragazzino intelligente, studioso, maturo ma timido e che restava sempre in disparte. Ora invece scherza con i suoi compagni. Cosa l'ha cambiato? Sicuramente l'applauso dei coetanei quando ha finito di leggere il tema in cui raccontava, con profondità, lucidità e proprietà di linguaggio, i suoi anni di bambino umiliato e respinto", ha raccontato la sua docente che, attraverso un percorso in classe sul bullismo, è riuscita a far emergere i comportamenti di cui il ragazzino era vittima e la sua determinazione a farsi rispettare.

"Non basta guardare, bisogna riuscire a vedere questi giovani, non solo come alunni. Bisogna trovare il modo di farli parlare, di aiutarli a raccontare le loro sofferenze, le loro inquietudini, se non a voce con gli scritti, i gesti. Perché non è sempre tutto palese, visibile: nella nostra classe, Ivan non era preso in giro. Lo sentivo un giovane fragile, sensibile, ma non era bullizzato dai compagni. Erano altri, fuori dall'aula, i suoi aguzzini. E io non li avevo visti fino al suo racconto" ha ricordato la donna, aggiungendo: "Nel suo caso per fortuna sono stati i genitori ad avvertirmi, a segnalarmi il problema. Ma spesso i ragazzini sono soli a casa per ore, con i genitori al lavoro, o distanti, sempre al telefonino. A volte non li conoscono a fondo, non sanno nemmeno se i loro figli siano bulli o vittime, mentre è importante un lavoro comune tra famiglia e scuola".

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