Sonila, trovata morta a Torino: “Il compagno la obbligava a prostituirsi”. Dopo 4 anni indagate 16 persone
Quando Sonila fu trovata morta dal marito e dal figlio piccolo nella loro casa di Torino si pensò immediatamente al suicidio. Il cadavere della ragazza, 21enne di origine albanese, era nel bagno dell'alloggio alla periferia del capoluogo piemontese. La sua famiglia non ha mai creduto a quella ipotesi.
Oggi, dopo oltre 4 anni, è arrivata la svolta: la sua storia, come riporta La Stampa, è emersa dopo l’operazione della squadra mobile, denominata Mariposa, che la scorsa settimana ha portato a cinque misure cautelari per reati che vanno dalla rapina al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le indagini hanno rivelato un sistema criminale che coinvolgeva giovani donne costrette a prostituirsi in zone specifiche della città come Barriera Nizza e Madonna di Campagna.
Per la Procura, dunque, la donna sarebbe stata indotta al suicidio Le indagini sono coordinate dalla pm Valentina Sellaroli: sarebbero 16 le persone iscritte nel registro degli indagati.
Secondo quanto ricostruito nel corso dell'operazione, le vittime, tutte di nazionalità albanese, subivano continue vessazioni fisiche e psicologiche. Le donne erano obbligate a consegnare l’intero guadagno ai propri sfruttatori e versavano in condizioni di totale assoggettamento, mantenuto anche attraverso legami sentimentali manipolatori. Tra di queste ci sarebbe proprio Sonila. Tra gli indagati figura anche il suo compagno per istigazione al suicidio e sfruttamento della prostituzione, anche se le prove a suo carico non sono sufficienti per attribuirgli un ruolo diretto nella morte della 21enne.
"Sonila era la ragazza più gentile del paese. La più brava a scuola. Voleva studiare. In Albania non potevamo permetterglielo. Il suo sogno era l’Italia. Eppure qui ha trovato la morte. Da quattro anni mi chiedo perché mia figlia non c’è più", è stato il commento della madre.