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La morte di Sissy Trovato Mazza

Sissy Trovato Mazza, sit-in della penitenziaria: “Verità per la morte della collega”

“Verità per la morte della nostra collega”. Il prossimo 29 agosto 2019 il sindacato della polizia penitenziaria ha indetto un sit-in di protesta a Roma, davanti alla sede del DAP, per chiedere verità sulla morte della poliziotta penitenziaria Sissy Trovato Mazza. A tre anni dal colpo di pistola mortale, la Procura non ha ancora fornito risposte sull’esito delle indagini. Alla protesta, appoggiata dal comitato civico Sissy la Calabria è conte, parteciperà anche la famiglia.
A cura di Angela Marino
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"La morte della nostra collega non trova colpevoli, vergogna". A parlare è Aldo di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, promotore di una nuova iniziativa per tenere viva l'attenzione sul caso dell'agente morta per un colpo di pistola mentre svolgeva servizio, la calabrese Sissy Trovato Mazza. Per questo il prossimo giovedì 29 agosto, nella piazza antistante il DAP (Dipartimento di Polizia Penitenziaria), a Roma, si terrà una manifestazione per chiedere risposte sulla morte dell'agente."Per noi – dice Di Giacomo – questo, purtroppo è solo un caso del totale disinteresse del Governo e della politica sulle condizioni di lavoro e di vita del personale penitenziario". L'iniziativa è appoggiata anche dal comitato civico Sissy ‘La Calabria è con te' (presidente Loredana Viola) nato all’indomani del ferimento della poliziotta calabrese nell’ospedale civile di Venezia, un episodio, sul quale gravano tuttora pesantissime ombre. “A due anni dal colpo di pistola che ha ucciso l’agente dopo un’interminabile agonia, siamo ancora qui a chiedere giustizia e non ci fermeremo” dice Jo Pinto, vicepresidente del il comitato.

“La procura non ha ancora accettato di ricevere i rappresentanti legali della famiglia Trovato Mazza” dice a Fanpage.it, Jo Pinto. “Ma purtroppo non è questo quello che ci preoccupa ma il non aver avuto alcun tipo di risposta dalla Procura di Venezia rispetto a uno dei tre interrogativi posti, quello sulle celle telefoniche". All’indomani della morte di Sissy, avvenuta il 12 gennaio 2019 dopo 24 mesi di sofferenze indicibili, la Procura dispose dopo ripetute richieste della famiglia, tre accertamenti chiave: quello delle celle telefoniche; quello sulla pistola che esplose il colpo mortale e quello sul computer portatile di Sissy. "Di questi tre fondamentali esami – spiega Jo Pinto – abbiamo ricevuto notizia solo degli ultimi due, ma del primo, quello più importante (le celle telefoniche sarebbero in grado di localizzare eventuali sospettati nell’area dove avvenne il fatto), ancora non sappiamo nulla”. “Sappiamo bene che le indagini sulla morte di Sissy hanno interessato un terreno molto scivoloso – continua Pinto – quello di eventuali attività illecite nel carcere de ‘La Giudecca' di Venezia, dove prestava servizio l’agente Trovato Mazza e dove segnalava puntualmente ogni anomalia: dalla presenza di droga ai rapporti sconvenienti tra detenute e agenti. Ci rendiamo conto di quanto delicata sia questa indagine, ma i concittadini di Sissy rappresentati dal Comitato e la sua famiglia non possono più aspettare: devono sapere la verità. Chi ha esploso quel colpo? Perché?”.

“Chiediamo quindi a tutte le istituzioni a vario titolo coinvolte nel caso di appoggiare l'iniziativa, come sempre pacifica organizzata da Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria). Chiediamo una risposta chiara e forte delle istituzioni. Invitiamo a dialogare con noi il capo del DAP, Francesco Basentini che poco meno di un anno fa ci prometteva, insieme al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede la massima attenzione sulle indagini; chiediamo l’interesse del sottosegretario Vittorio Ferraresi, anche lui, presente al medesimo incontro avvenuto nelle stanze del ministro alla presenza della famiglia. Chiediamo, inoltre, la partecipazione del comune di Taurianova rappresentato dal primo cittadino Fabio Scionti, e invitiamo, infine, tutti i colleghi di Sissy, anche quelli che non la conoscevano, ad aderire alla manifestazione. Troppo a lungo agenti dello stesso corpo hanno taciuto e hanno voltato la testa dall’altra parte, fingendo di non sapere e di non vedere. Basta silenzio, ricominciamo dal dialogo e dalla trasparenza” conclude Jo Pinto.  L'appuntamento è davanti al palazzo di Grazia e Giustizia, il 30 agosto.

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