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Sirolo, il fratello di Klajdi ucciso con la fiocina: “Morto tra le mie braccia per aiutare gli altri”

Il racconto del fratello di Klajdi, l’operaio 23enne di origine albanese ucciso domenica pomeriggio a Sirolo, nelle Marche, con un colpo di fiocina al petto dopo un diverbio in strada: “Mi è morto tra le mani per aiutare gli altri, come faceva con me e la nostra famiglia. Voglio giustizia”.
A cura di Ida Artiaco
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"Mio fratello non me lo ridarà più nessuno. Vogliamo giustizia". A parlare è Xhuliano Bitri, 18enne fratello minore di Klajdi, l'operaio 23enne di origine albanese ucciso domenica pomeriggio a Sirolo, nelle Marche, con un colpo di fiocina al petto dopo un diverbio in strada.

La dinamica dell'omicidio a Sirolo

Il giovane in una intervista al Resto del Carlino ha raccontato cosa è successo alla fine dello scorso weekend in via Cilea e ha chiesto che venga fatta giustizia. "Klajdi era così: l’altruismo fatto a persona. Io non posso dimenticare quei tempi quando guadagnava 500 euro in uno stage retribuito e ne destinava almeno 300 a me. Per il mio futuro. Era il mio punto di riferimento, non riesco a pensare quanto mi mancherà", ha detto Xhuliano.

Il fratello maggiore è stato ucciso mentre tentava di difendere un amico italiano, Danilo, che era stato a sua volta aggredito dall’uomo accusato, Molloul Fatah, algerino di 27 anni, e poi fermato per il delitto ore dopo. Come si vede nel video del fermo, l’uomo non credeva alle parole del carabiniere che gli ripeteva: “Hai ucciso un ragazzo”.

Poco prima della tragedia i due fratelli erano stati a pranzo in un ristorante di Montemarciano insieme alla famiglia dell'amico, che a sua volta aveva aiutato Klajdi quando era arrivato in Italia a trovare un lavoro.

"A metà pomeriggio abbiamo deciso di andare a fare un aperitivo in un locale a Sirolo. Danilo si trovava in auto con la moglie e i figli, noi in un’altra con suo cugino, oltre a me e mio fratello Klajdi. Eravamo un po’ staccati dalla sua macchina. Ad un certo punto, arrivati alla rotonda di via Cilea, la vettura di Danilo si è fermata. Ci siamo affacciati e abbiamo visto l’assassino che si dirigeva verso di lui con fare minaccioso. Mio fratello è sceso subito. Non ci ha pensato due volte: è corso lì ad aiutare Danilo", ha ricordato Xhuliano. Poi la lite è degenerata.

"Ho gridato a mio fratello: ‘Nasconditi, ha un’arma’. Io sono riuscito ad accovacciarmi dietro una macchina, lui non ha fatto in tempo. Quando è arrivato a tre metri, ha esploso il colpo con quel fucile da pesca. Klajdi mi è morto tra le mani", ha aggiunto, specificando:  "Ho provato a rimuovere la ‘freccia’, poi ho inseguito l’auto dove c’era la compagna del killer ma non sono riuscito a fermarla. Ha caricato il suo uomo e sono scappati. Mio morto per aiutare gli altri, come faceva con me e la nostra famiglia".

Il killer di Sirolo: "Mi sono difeso"

Intanto, Molloul Fatah, killer del 23enne dice di non aver sparato, di non essersi reso conto di averlo ucciso, di aver preso il fucile da sub "solo per difendermi da quei tre". Come riporta Il Corriere della Sera, questa versione non convince gli inquirenti, per i quali anzi il 27enne non solo sapeva di aver ucciso Klajdi per un motivo futile, e cioè il rallentamento di un'auto, ma "di certo dopo averlo colpito gli ha estratto la fiocina dal petto e se n’è andato al mare con la fidanzata".

"Ho aperto un fascicolo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi", ha sintetizzato la procuratrice di Ancona, Monica Garulli, che ha disposto l’autopsia sul corpo della giovane vittima per oggi.

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