Siracusa, il caso Renzo Formosa, 15enne ucciso da un’auto, la madre: “Voglio giustizia”
A quasi 3 anni dalla tragica vicenda che ha coinvolto la famiglia di Renzo Formosa, il 15 enne travolto e ucciso da un'auto priva di assicurazione, in pieno centro abitato a Siracusa, abbiamo incontrato la madre del ragazzo, Lucia Di Franco, un'anima in pena che dalle pagine dei social urla quotidianamente il suo dolore e che rivendica giustizia.
LA STORIA
Era il 21 Aprile del 2017 quando un giovane di 15 anni di Siracusa, Renzo Formosa, uscito da scuola stava rientrando a casa con il suo nuovo motorino, appena ricevuto in regalo dalla famiglia. In una strada della periferia di Siracusa, in pieno centro abitato, un’auto fa un sorpasso in curva a forte velocità, entra nella sua corsia e lo travolge in pieno. Renzo, muore il giorno dopo. Chi guidava l’auto è Santo Salerno, il figlio di un ispettore della municipale di Siracusa, Sebastiano Salerno, che subito dopo l’incidente, si reca sulla scena dell’incidente in borghese (come si vede dalle foto del nostro servizio). Il caso ha avuto tanti interrogativi sollevati sull'operato dei vigili urbani intervenuti sul luogo dell'incidente, colleghi del Sebastiano Salerno, sui mancanti esami tossicologici, sul ritiro della patente non immediato, ma solo nove mesi dopo l'incidente e sulla mancata contestazione che l’auto fosse priva di copertura assicurativa. Sono solo coincidenze o c’è stato un trattamento di favore? Per i due agenti che hanno effettuato i rilievi dell'incidente, scattano i provvedimenti disciplinari: 60 giorni di sospensione per l’ispettore più anziano e 15 giorni per il collega più giovane: i primi dieci giorni senza stipendio e il resto dei giorni al 50%.
I FATTI
Santo Salerno, responsabile della morte del giovane Renzo Formosa, è andato a processo per omicidio stradale. Per la quarta volta i giudici del tribunale di Siracusa hanno rigettato la richiesta di patteggiamento, che avrebbe comportato per il ragazzo una pena a 3 anni e 6 mesi di carcere. Successivamente, per i due vigili intervenuti sul luogo del sinistro è stata chiesta l’archiviazione. I due agenti intervenuti di pattuglia trattano l’accaduto come un normale incidente e non come “omicidio stradale”, secondo la legge entrata in vigore il 25 marzo di quell'anno. “La decisione di far sottoporre i soggetti coinvolti in incidenti automobilistici da parte della Polizia intervenuta costituisce "una facoltà e non un obbligo”, recita un passaggio della richiesta di archiviazione per i due vigili e poi, sul punto relativo al mancato ritiro della patente e al sequestro del veicolo dell’investitore, si spiega che il ritiro immediato della patente si fonda “sull'individuazione certa del responsabile dell’incidente, collegata a una percezione diretta dell’evento” o a una tale convergenza di testimonianze da non lasciare alcun dubbio. La prossima udienza è stata fissata a marzo del 2020 quando verrà probabilmente emessa la sentenza.
“Quello che vedo è che ognuno è al proprio posto e invece mio figlio è infilato dentro un loculo – ha detto ai microfoni di fanpage Lucia, la madre di Renzo – oggi gli unici che sono stati condannati siamo stati noi, mio figlio ha la pena di morte e la famiglia è l’unica in ergastolo perché per gli altri comunque vada la vita continua”. Conclude mamma Lucia – "Quello che mi auguro è che mio figlio Renzo abbia un minimo di giustizia e chi ha sbagliato deve pagare con una pena certa”