Sinistra Italiana va a congresso: il neonato partito che riunisce l'esperienza di SEL con alcuni fuoriusciti dal PD sta vivendo in questi giorni le fasi finali di avvicinamento all'appuntamento congressuale nazionale. Nicola Fratoianni è il candidato unico dopo il ritiro di Arturo Scotto (che parla di "congresso blindato" nella sua intervista qui). Con Fratoianni abbiamo discusso delle agitazioni interne e della prospettiva futura.
Fratoianni, dopo il movimentato ritiro di Arturo Scotto, a che punto è il congresso di Sinistra Italiana?
In queste ore si stanno concludendo le assemblee territoriali, la partecipazione è alta e da quello che posso capire la discussione è viva e il clima positivo. Naturalmente mi auguro che nelle prossime settimane la scelta di alcuni compagni, Arturo (Scotto nda) per primo, di non partecipare a questa fase possa rientrare e si possa ricostruire la ragione di un confronto e di una dialettica che a me pare del tutto intatta e sulla quale credo che tutti dobbiamo fare uno sforzo.
Scotto definisce questa momento come "divisione profonda" e accusa la visione di Sinistra Italiana di essere troppo ristretta e identitaria: come risponde?
Questo è un dibattito che si trascina da molto tempo e mi pare francamente poco centrato. Intanto che significa "identitario"? È possibile immaginare una sinistra senza identità? Io credo di no. Credo che l'identità sia molto importante a patto che non diventi un elemento di autosufficienza e di autoreferenzialità. Io sono convinto che oggi serva innanzitutto una proposta politica autonoma capace di ricostruire una proposta. Un punto di vista, un programma, un sistema di idee e di pratiche per relazioni più ampie. Troppo spesso la discussione, anche al nostro interno, è piegata da una dinamica tattica che guarda a ciò che succede intorno a noi come la bussola intorno a cui ricostruire la propria azione: mi pare che che così non funzioni.
A proposito di questo, cosa ne pensa dei movimenti che stanno avvenendo all'interno del PD? È un'ipotesi credibile la fuoriuscita di D'Alema e altri?
Non so cosa accadrà. Guardo con interesse a tutto ciò che succede e a tutto ciò che oggi articola un elemento di critica alla stagione che abbiamo alle spalle però mi sembra che le ragioni per determinare una rottura ci siano quando affondano le radici nel cuore del problema: nel caso del PD il tema credo che siano le politiche che hanno segnato la stagione del renzismo. Dopo il Jobs Act, la Buona Scuola, lo Sblocca Italia, la tentata Riforma Costituzionale le ragioni per indicare una svolta radicale sono tutte qui. Guardò con interesse a ciò che succede nel PD perché non ambisco a una prospettiva autoreferenziale e sono pronto a discutere con tutti ma non è una questione di campo (Ulivo 4.0, Campo Riformista o altre sigle) ma di politiche concrete. Cosa pensiamo della riduzione dell'orario di lavoro? Cosa pensiamo del reddito, della conversione ecologica dell'economia? Solo per dirne alcune.
Il ministro Delrio (e non solo) parla per il PD di un listone da Alfano a Pisapia, qualcuno invece pensa che Renzi sia stato sconfitto o che possa essere sconfitto…
Io penso che continuare a immaginare Renzi come un accidente della storia arrivato a distruggere un meraviglioso campo del centrosinistra sia un errore gravissimo. Io non penso che Renzi sia un fulmine a ciel sereno ma piuttosto il frutto di un lungo processo. Io non considero la storia immodificabile ma vorrei innanzitutto che la discussione su ciò che può cambiare non parta da un ragionamento di campo ma da un ragionamento di merito. Quali sono gli elementi su cui costruire un cambiamento? Questo è il punto. Io non credo che non sia possibile immaginare la costruzione di un "partito dell'attesa": un partito che vive in perenne attesa di ciò che succede fuori da noi e in particolare nel PD. Sinistra Italiana sia in campo con la sua proposta, così sarà più utile anche alla discussione degli altri.
La legge elettorale ad oggi comunque prevede la presentazione di liste e non coalizioni: non c'è il rischio dell'ennesimo fallimentare raggruppamento alla stregua della Sinistra Arcobaleno?
Vorrei rovesciare il punto di vista: discutiamo di quale programma presentiamo al Paese. Questo è l'elemento decisivo e l'unico antitodo ai cartelli elettorali. Il problema è mettere in campo una proposta convincente. Anche nell'analisi di ciò che è stata la sinistra mi pare che non si discuta nel merito ma di formule.
Alcuni iscritti si lamentano di essere stati trattati come tessere e non come persone e sul tavolo c'è anche l'impennata del tesseramento di Sinistra Italiana a ridosso del congresso…
È un po' curioso sostenere che qualcuno abbia impedito agli iscritti di partecipare quando abbiamo semplicemente applicato il regolamento: avevamo deciso che il congresso fondativo si svolgesse in un'unica sede in ogni provincia chiedendo agli iscritti di fare qualche chilometro nel giorno del congresso. Ed è stato così in tutta Italia.
Ma non a Firenze, dove i congressi sono stati dislocati…
Firenze viene portata spesso a riprova di un atteggiamento ondivago ma si tratta di una sciocchezza. La commissione congressuale aveva stabilito una base unica provinciale con una eccezione: laddove il territorio avesse formulato una proposta diversa all'unanimità la avremmo accolta. A Firenze è accaduto.
Qualche giudizio sulle esperienze a sinistra: il ruolo dei Comitati del No?
Sono una risorsa per la democrazia di questo Paese e credo anche per la sinistra. La loro capacità di mobilitazione ha consentito l'attuale contesto e rappresenta l'ossigeno per la sinistra.
Civati con Possibile?
La sua proposta di mettere in campo una costituente delle idee partendo dal merito sta esattamente nella cifra che considero necessaria e sono certo che troveremo modi e forme per provare a fare vivere insieme questo punto di vista.
Scotto dice che vede difficile una convergenza con Rifondazione Comunista…
Io considero tutti utili e nessuno necessario, vorrei evitare di applicare etichette preconfezionate. Come si fa a costruire un recinto senza avere prima stabilito cosa lo caratterizza? Altrimenti torniamo sempre al vecchio schema del campo che viene prima di quello che ci semini dentro.