Sindaco di Soresina ancora positivo dopo oltre un mese: “Allungare la quarantena per i guariti”
“Sono positivo al Coronavirus da oltre un mese”. A parlare è Diego Vairani, sindaco di Soresina il quarto comune più colpito dall’emergenza Covid in provincia di Cremona. “Vivendo sulla mia pelle, e su quella della mia famiglia, questa lunga positività sono dubbioso che il 3 maggio si possa allentare la morsa”.
Il primo cittadino di Soresina è risultato positivo al tampone l’11 marzo scorso. Prima di lui, l’assessore ai Servizi Sociali del comune, una infermiera, era risultata Covid positiva. Così per tutta la giunta era scattata la quarantena preventiva in attesa di estendere il test a tutti i componenti dell’amministrazione. L’11 marzo l’esito: sindaco e vicesindaco diventano ufficialmente dei contagiati. Ma non solo, il contagio si estende all’interno delle loro famiglie. Così, anche nella moglie e nella figlia di Vairani, sottoposte al tampone, viene riscontrata la presenza del virus.
Il contagio e la persistenza del virus
“Crediamo di esserci contagiati a causa di un contatto diretto con l’assessore – continua il sindaco -: a fine febbraio, io e la mia famiglia abbiamo festeggiato il suo compleanno a casa sua”. Come da indicazioni da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, Vairani era convinto che dopo 14 giorni il virus se ne sarebbe andato. “Ma non è stato così. Mia figlia è risultata negativa solo lo scorso 6 aprile, io e mia moglie invece siamo ancora debolmente positivi. Questa positività a distanza di oltre un mese fa riflettere: quei famosi 14 giorni di quarantena non sono evidentemente sufficiente. Fortunatamente, sembra che Regione Lombardia abbia deciso di estendere la quarantena a un minimo di 28 giorni”.
I sintomi
Per il sindaco e la sua famiglia i sintomi si sono manifestati in modo lieve. “Mia figlia non ha avuto nulla, era sostanzialmente asintomatica. Io e mia moglie abbiamo avuto un po' di mal di testa, un po' di dissenteria e per 3 o 4 giorni abbiamo perso olfatto e gusto. Sintomi comuni a molti concittadini che non sono stati sottoposti al tampone e che sono stati curati a casa, grazie al lavoro svolto dai medici di medicina generale”. Molte di queste persone però, dopo la fase acuta e dopo un massimo di 14 giorni di quarantena dalla manifestazione dei sintomi, sono tornate nei supermercati, nelle panetterie e all’interno dei negozi di ortofrutta. Per loro nessuna verifica rispetto alla possibilità di risultare contagiosi.
La fine del lockdown prevista per il 3 di maggio
“Rispetto alla data del 3 maggio – precisa Vairani –, credo che la parola d’ordine sia prudenza. Fino a che non avremo una cura definitiva, un vaccino che ci possa garantire una immunità, dovremo continuare a convivere con questo virus adottando misure di verifica e di controllo, che già sono state adottate in altri Paesi. E’ chiaro che il 3 di maggio non si potrà tornare alla normalità: bisognerà continuare a uscire solo per lo stretto necessario e sempre muniti di mascherine e guanti. Abbiamo pagato uno scotto troppo alto in termini di perdite di concittadini, padri, madri e nonni. Dobbiamo continuare a mantenere le misure di sicurezza che abbiamo adottato sino a oggi per evitare che ci sia una fase di ritorno della pandemia, come sta accadendo in Cina”.
L’appello al Governo
Questo non significa tenere l’economia locale congelata. “Negozi, botteghe e attività di ristorazione necessitano di riaprire. Per diversi mesi, anche l’attività del commerciante, dell’esercente, del libero professionista sarà diversa da quella messa in campo prima dell’emergenza. Sarà una estate diversa da quelle che abbiamo vissuto sino ad ora”. E proprio in virtù di una ripresa economica, il sindaco di Soresina lancia un appello al Governo perché sostenga con aiuti concreti chi da oltre un mese ha la serranda abbassata: “Credo che il Governo debba fare la sua parte, cosa che fino ad oggi secondo me non ha fatto. Anche il Comune è una azienda: se non ha entrate, non può garantire i servizi di sempre. Ci aspettiamo quindi che il Governo metta mano al portafoglio e faccia delle scelte che vadano incontro ai soggetti economici maggiormente colpiti da questa emergenza. Diversamente a settembre difficilmente rivedremo tutte le serrande rialzate dei nostri negozi e questo significa perdere un tessuto sociale importante, significa perdere il controllo del territorio e significa perdere l’identità territoriale”.