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Silvia Romano: “Mi sono convertita all’Islam per credere in qualcosa, nessuno mi ha obbligata”

Silvia Romano, durante un interrogatorio con i magistrati, ha raccontato le ragioni della sua conversione: “Avevo bisogno di credere in qualcosa, di conoscere le ragioni di quanto mi stava accadendo. Ho espresso la volontà di diventare musulmana. Nessuno mi ha obbligata, è stata una mia scelta. E in quel momento ho scelto di chiamarmi Aisha”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Su Silvia Romano, la cooperante italiana liberata venerdì scorso a Mogadiscio dopo che era stata sequestrata da un gruppo terroristico a novembre 2018, si sono abbattute polemiche e minacce, soprattutto sui social, per il presunto riscatto che lo Stato italiano avrebbe sborsato per salvarla e riportarla a casa, a Milano.

Tanto che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato costretto a intervenire ieri sera dichiarando: "A me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirlo. Perché la parola di un terrorista che viene intervistato vale più di quella dello Stato italiano?", ha detto il ministro pentastellato a Fuori dal coro su Rete 4. Ora alla giovane rimasta 535 giorni in mano a una cellula terroristica di al Shabaab, potrebbe essere assegnata una scorta in Italia per proteggerla, nonostante proprio adesso avrebbe il diritto di riprendere la sua vita, lasciandosi alle spalle un'esperienza traumatica e fuori dal comune. Per questo l'invito del titolare della Farnesina adesso è di abbassare i riflettori su di lei: "Oppure deve essere accusata per le cose che ha raccontato al magistrato?", ha domandato provocatoriamente Di Maio.

Della sua conversione all'Islam, sulla quale non ci sono più dubbi, sua madre è esplicita: "Chi non si sarebbe convertito dopo due anni passati così?". Ma è la stessa Silvia, nel suo colloquio con il pm Sergio Colaiocco e con il colonnello Marci Rosi del Ros, a raccontare i dettagli della sua prigionia, ribadendo di essere stata trattata bene, e di aver ricevuto rassicurazioni da parte dei carcerieri sul fatto che l'avrebbero tenuta in vita.

Nell'interrogatorio, secondo il verbale riportato da ‘Il Messaggero', ha raccontato: "Durante gli spostamenti tra un luogo e l'altro mi facevano salire in auto, in moto, o anche su un carretto. Mai a piedi. E una volta raggiunto il nuovo posti dove fermarsi, mi ritrovavo da sola in una stanza, dove, non molto distante, c'era un bagno. Non ho visto altri occidentali, né ho vissuto con altre donne. Ho sentito parlare di altri rapiti, ma non mi è mai capitato di incontrarne. Silvia Romano, prima del suo rilascio, è stata trasferita almeno sei volte. La conversione è arrivata dopo 5 mesi di prigionia, ed è avvenuta con una vera cerimonia, alla presenza dei suoi carcerieri: "Avevo bisogno di credere in qualcosa, di conoscere le ragioni di quanto mi stava accadendo. Ho espresso la volontà di diventare musulmana. Ho recitato le formule e ho dichiarato che Allah è l'unico Dio. È durato tutto pochi minuti. Nessuno mi ha obbligata, è stata una mia scelta. E in quel momento ho scelto di chiamarmi Aisha".

A proposito dei video che sono stati girati dai terroristi per portare avanti la trattativa, tutti girati con un telefonino dal carceriere che parlava inglese, ha detto: "Mi spiegava cosa dovevo dire, premettendo sempre nome, cognome e data".

Al momento risultano ancora nelle mani dei jihadisti altri tre ostaggi; due medici cubani, che facevano parte di un gruppo di medici arrivati in Kenya nel 2018, e un'infermiera tedesca, del Comitato internazionale della Croce Rossa, rapita nel maggio 2018 a Mogadiscio. Anche per loro è in corso una trattativa per il rilascio.

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