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“Signora, lei è morta!”: attende ristrutturazione del bagno, ma scopre che i soldi erano per il funerale

Una 66enne di Auronzo di Cadore (Belluno) scopre che l’impresa (un’azienda torinese) a cui aveva affidato la ristrutturazione del bagno la credeva morta. I soldi versati in anticipo? Usati per un finto funerale, richiesto da un sedicente marito. Ora la donna vuole giustizia.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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"Ma signora, lei è morta!". È questa la sconcertante risposta che una donna di 66 anni, residente ad Auronzo di Cadore (in provincia di Belluno), si è sentita dire al telefono da una centralinista visibilmente imbarazzata di una nota azienda torinese, specializzata nella ristrutturazione di bagni.

La vicenda ha del surreale e, se non avesse avuto risvolti tutt’altro che comici, potrebbe essere tranquillamente scambiata per una sceneggiatura da commedia all’italiana. La signora, dopo aver versato un anticipo di oltre 8.000 euro per il rifacimento completo del proprio bagno — lavori promessi con entusiasmo e tempistiche tutto sommato ragionevoli — si è vista ignorata per mesi. Nessun operaio all’orizzonte, nessuna data fissata, nessuna comunicazione ufficiale.

Dopo innumerevoli tentativi di mettersi in contatto con l’azienda, finalmente, una mattina, riesce a parlare con una centralinista. La donna chiede informazioni sui lavori, sulla squadra che avrebbe dovuto occuparsene, sul perché di quel ritardo inspiegabile. La risposta però è un fulmine a ciel sereno:

"Signora, ma… risulta che lei sia morta".

Incredula, la 66enne chiede spiegazioni. Dall’altro capo del telefono la voce della centralinista si fa incerta, balbettante, quasi imbarazzata. Alla cliente viene spiegato che l’anticipo da lei versato “ad una nota azienda della provincia di Torino” era stato "utilizzato" per coprire le spese del suo presunto funerale. A fare la richiesta, con tono affranto e pieno di disperazione, era stato un certo "signor Pasquale", presentatosi come marito della donna e incaricato, a suo dire, di sistemare le ultime faccende burocratiche e contrattuali dopo la sua dipartita.

Il nome non suona nuovo alla signora: Pasquale è infatti un conoscente, un uomo con cui in passato aveva avuto alcuni contatti, ma nulla che giustificasse un suo coinvolgimento in una questione così delicata. A quel punto, sconcertata e giustamente preoccupata, la donna non può fare altro che cercare di dimostrare la propria esistenza in vita. Prima via telefono, poi con documenti ufficiali, certificati, e infine — pare — anche con una videochiamata per dissipare ogni dubbio.

La storia ha inizio nel settembre del 2023, quando la signora si era rivolta alla società torinese per rinnovare il bagno del suo appartamento. Dopo una serie di sopralluoghi e preventivi, aveva accettato la proposta e firmato il contratto, versando l’acconto richiesto per garantire l’inizio dei lavori. Da quel momento, però, il silenzio.

Solo oggi emerge la ragione di quell’assenza: una truffa ben orchestrata, o quantomeno una gestione del tutto anomala della comunicazione interna all’azienda. Non è ancora chiaro se il "signor Pasquale" fosse effettivamente un truffatore o se ci sia stata una clamorosa svista da parte della ditta, ma la donna, che per mesi ha atteso invano, si trova ora nella duplice condizione di dover recuperare il denaro versato e di fare i conti con una propria “morte presunta” registrata nei sistemi di una società privata.

Sebbene lei stessa abbia poi raccontato l'episodio con un certo sarcasmo — "Mi sono fatta una risata, dicono porti fortuna", avrebbe commentato con gli amici — la questione è tutt'altro che risolta. La somma versata non è stata ancora restituita, e pare che la signora si stia ora muovendo per vie legali, affidandosi a un avvocato per ottenere giustizia. Coi carabinieri di Auronzo che hanno lasciato le indagini ai colleghi piemontesi per questioni di competenza territoriale.

Intanto, resta lo sgomento di una vicenda che, nel suo grottesco intreccio, solleva interrogativi non solo sulla serietà di alcune aziende, ma anche su quanto facilmente si possa manipolare la realtà con una telefonata ben recitata. E su quanto, nel 2025, possa ancora capitare di dover dimostrare… di essere vivi.

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