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Sigarette elettroniche, troppe tasse: produttori chiedono intervento della Corte europea

I produttori e distributori di sigarette elettroniche ricorrono alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. L’oggetto è l’equiparazione, scorretta secondo gli operatori, tra liquidi che contengono nicotina e liquidi che ne sono privi.
A cura di Annalisa Cangemi
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La Corte europea dei diritti dell'uomo è chiamata a esprimersi su una sentenza della Corte costituzionale italiana. Sei tra i principali produttori e distributori di sigarette elettroniche in Italia sono sul piede di guerra, e hanno deciso di rivolgersi ai giudici di Strasburgo. Il nodo sono i liquidi per le ricariche, che sono passati sotto il controllo dei Monopoli di Stato, da gennaio di quest'anno, come succede già per il tabacco e per gli alcolici.

In termini concreti significa una tassa fissa di 0,37344 euro più Iva per ogni millilitro di ricarica, con o senza nicotina. Tradotto: più o meno 5 euro di imposta aggiuntiva per ogni flacone da 10 millilitri di liquido da vaporizzare, che in media ha una durata di due-tre giorni. Troppo per gli operatori del settore, che rappresentati dagli avvocati Fabio Francario, Dario De Blasi e Alberto Gava, si appellano a un precedente della Consulta, che nel 2015 aveva ritenuto irragionevole l'equiparazione tra i liquidi contenenti nicotina e quelli che ne sono privi.

Secondo quella sentenza, i produttori avevano mantenuto invariato il prezzo di vendita dei propri prodotti, ai quali non veniva applicata l'accisa prevista per i prodotti assimilabili al tabacco.
I giudici della Corte costituzionale poi, in una seconda pronuncia del 2017, hanno ribaltato quella sentenza, ritenendo ammissibile una successiva norma varata dal Parlamento, che riproponeva la medesima tassazione, in quanto l'imposta non colpirebbe più "i prodotti contenenti nicotina", bensì "i prodotti da inalazione senza combustione coctituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina". Un'interpretazione, questa, contestata dai produttori, che hanno deciso così di rivolgersi alla Corte europea per chiudere una contesa che va avanti da anni.

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