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Sicilia, tangenti negli appalti contro le frane: “La legalità ha un costo”. Arriva la prima condanna

Gli appalti delle gare contro il dissesto idrogeologico in Sicilia hanno attirato l’attenzione della guardia di finanza più volte. Il primo processo si è appena concluso.
A cura di Luisa Santangelo
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Due anni e otto mesi di reclusione. La condanna in Appello per l'ingegnere Basilio Ceraolo è arrivata ieri, il 15 aprile 2024. Uno sconto rispetto alla sentenza di primo grado, quando il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Patti, a febbraio 2023, gli aveva comminato una pena di tre anni e due mesi, da scontare ai domiciliari. Si chiude così, almeno nel merito, la storia della tentata concussione nel cantiere contro il dissesto idrogeologico nel Comune di San Marco d'Alunzio, in provincia di Messina.

La storia comincia nell'autunno 2020: l'imprenditore Fabio D'Agata e la sua impresa si aggiudicano la gara d'appalto per il consolidamento di un costone roccioso franato poco meno di vent'anni fa nel piccolo borgo di San Marco d'Alunzio. È un bando da 2,5 milioni di euro e i lavori sono da svolgere per conto dell'ufficio speciale contro il dissesto idrogeologico in Sicilia. In quegli anni, a reggerlo era l'allora governatore della Regione Siciliana, oggi ministro della Protezione civile, Nello Musumeci.

La proposta corruttiva e la denuncia

L'imprenditore Fabio D'Agata
L'imprenditore Fabio D'Agata

D'Agata inizia i lavori, va avanti. Finché, a ottobre di quattro anni fa, l'ingegnere Basilio Ceraolo, direttore dei lavori per conto della stazione appaltante, si presenta da lui e gli fa una proposta: nel progetto erano previsti cavi d'acciaio di 22 metri. Per Ceraolo, però, potevano essere sostituiti con cavi d'acciaio di 18 metri, senza dire niente a nessuno, e dividendo l'importo dei soldi risparmiati. Metà a lui, metà a D'Agata. Economie per circa centomila euro. L'imprenditore della provincia di Catania, però, non ci sta. Denuncia tutto alla Guardia di finanza e comincia un'indagine della procura di Patti.

A novembre 2021 Ceraolo viene messo agli arresti domiciliari. Due anni dopo, a febbraio 2023, arriva la condanna in primo grado per tentata concussione. All'inizio di settembre 2023, questa storia ha un nuovo sviluppo: sulle pagine di Fanpage.it Fabio D'Agata racconta che il suo cantiere è rimasto fermo. Era stato bloccato dopo l'arresto di Ceraolo, ma da allora non era mai ripartito, pur non essendo stato sequestrato dalla magistratura. Gli operai erano stati licenziati, i materiali erano rimasti ad arrugginire all'aria aperta.

Il ruolo di Maurizio Croce

Il servizio di questa testata, poi rilanciato da diverse emittenti televisive nazionali, è la stura di una situazione in stallo da due anni: Maurizio Croce, nominato commissario per il dissesto idrogeologico dalla Regione Siciliana nel frattempo retta dal presidente Renato Schifani, convoca un tavolo tecnico per verificare lo stato dell'arte e sbloccare il cantiere. In quell'occasione, secondo il racconto dell'imprenditore D'Agata, Croce avrebbe proprio lamentato il coinvolgimento della stampa. Nonostante tutto, i lavori ricominciano.

L'ex commissario Maurizio Croce
L'ex commissario Maurizio Croce

Il 14 marzo 2024, una nuova inchiesta condotta dalle fiamme gialle di Messina travolge l'ufficio speciale contro il dissesto idrogeologico siciliano. Di nuovo: c'entra la corruzione nell'aggiudicazione prima e nell'esecuzione poi degli appalti per contrastare frane e smottamenti nell'area peloritana.

Stavolta, a finire ai domiciliari è un indagato eccellente: Maurizio Croce, appunto, il commissario a capo della stazione appaltante. In questo caso, però, l'imprenditore per denunciare ci mette un po': prima di andare a parlare con i magistrati, sborsa un Rolex, lavori in casa, altre opere nel resort di lusso degli amici. Anche il nome di questo imprenditore risuona nelle orecchie dei siciliani: è Giuseppe Capizzi, costruttore, progettista, esecutore dei lavori in appalto e sindaco del Comune di Maletto, in provincia di Catania.

Il meccanismo fotocopia

Anche in questo caso, di mezzo c'era un meccanismo di risparmio sulle forniture: nel progetto erano previsti un certo numero di pali per realizzare due chilometri di paratìe degli argini del torrente. Di fatto, ne erano stati installati 291 in meno. Con un risparmio di 1,2 milioni di euro. Un meccanismo identico a quello visto a San Marco d'Alunzio e denunciato da D'Agata. "Secondo me ci sono dei passaggi molto simili – conferma Fabio D'Agata a Fanpage.it – Anche qui, come nel mio caso, si prevede di utilizzare parte degli importi dei lavori per finanziare altre cose. Tipo una tangente. Il che fa pensare che sia sicuramente un meccanismo rodato".

"La struttura commissariale per il dissesto idrogeologico è la stazione appaltante più importante di tutta la Sicilia, è inevitabile che ci siano stati tentativi, anche riusciti, di infiltrarla o manipolarla. Dove ci sono tanti soldi da muovere, ci sono anche interessi che si attivano e sistemi di potere, su diversi livelli, che si interessano. Io penso che San Marco d'Alunzio o la questione che ha coinvolto Croce rischiano di essere solo la punta dell'iceberg".

"La legalità è una questione di classe?"

La storia che lo riguarda, intanto, si è conclusa con una conferma, in Appello, dell'accusa che lui per primo aveva mosso nei confronti del direttore dei lavori. "Mi resta una grande amarezza – prosegue l'imprenditore – che la Regione Siciliana non si sia costituita parte civile in questo processo. E che, anzi, non abbia mai avuto nei miei confronti un atteggiamento di solidarietà o di interesse. Mi sono spesso sentito un intoppo, un granello di sabbia che ha temporaneamente bloccato un ingranaggio".

Adesso i lavori nel cantiere di San Marco d'Alunzio sono ripartiti e procedono. "Se io non avessi avuto le basi economiche per andare avanti, questa procedura si sarebbe chiusa con il fallimento della mia impresa – conclude Fabio D'Agata – Forse la punizione a cui qualcuno aveva pensato? O forse è che la legalità ha un costo ed è diventata una prerogativa di classe: se sei benestante ti puoi permettere di combattere il sistema, altrimenti te ne guardi bene perché rischi di esserne stritolato".

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