Si sposano in terapia intensiva a Perugia: “Qui ci hanno salvato la vita, è la nostra seconda famiglia”

Un amore più forte della malattia. Un ‘sì' sussurrato tra monitor, cavi e, sicuramente, speranza. Alessandro e Maria Grazia hanno scelto di unirsi in matrimonio in un luogo che, per molti, rappresenta solo dolore e attesa: il reparto di Terapia Intensiva cardio-toracico-vascolare dell'Ospedale di Perugia. Ma per loro, quel reparto è diventato casa. E quella casa, oggi, ha fatto spazio all’amore.
Il rito civile è stato celebrato dalla sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, visibilmente emozionata, davanti a una platea d’eccezione: non invitati in abito da cerimonia, ma medici, infermieri e operatori sanitari in divisa, testimoni silenziosi di mesi intensi, fatti di paura, forza, determinazione.
Abbiamo scelto di sposarci qui – ha detto lo sposo, Alessandro, con la voce rotta dalla commozione – perché in questo luogo abbiamo trovato una seconda famiglia. I professionisti di questo ospedale non sono solo medici: sono stati per noi amici, sostegno, presenza quotidiana. Non potevamo immaginare un matrimonio senza di loro”.
E in effetti, a suggellare il momento, non c’erano proprio fiori d’aranci. A fare da testimoni agli sposi, tre volti noti del reparto: i cardioanestesisti Cristina Todisco, responsabile della Terapia Intensiva, Marina Properzi e Dario Begliomini.
Questo non è solo un matrimonio – ha sottolineato la dottoressa Todisco – ma la realizzazione di un sogno. Come in una favola moderna, l’amore ha trovato spazio proprio qui, dove si combatte ogni giorno per la vita. Questo gesto ci riempie di orgoglio e ci ricorda il valore profondo del nostro lavoro: essere vicini ai pazienti, sempre, anche oltre la cura clinica”.
A nome dell’intera struttura ospedaliera, il direttore generale Giuseppe De Filippis ha ringraziato gli sposi per aver condiviso un momento così intimo e potente: “Alessandro e Maria Grazia ci hanno regalato un’immagine viva dell’amore che resiste, che si afferma, anche dentro un luogo spesso associato alla sofferenza. La loro storia ci ricorda che prendersi cura significa molto più che somministrare terapie: significa accogliere, ascoltare, accompagnare. E oggi, qui, abbiamo assistito a una vera lezione di umanità”.
Alessandro, ricoverato da circa sei mesi, verrà presto dimesso per proseguire il suo percorso in una struttura di riabilitazione cardiologica. Ma questo giorno rimarrà per sempre inciso nei cuori di chi c’era. Come ha scritto la dottoressa Todisco in una lettera toccante dedicata agli sposi:
“Era il 5 ottobre 2024 quando hai bussato alla nostra porta. Da quel giorno abbiamo condiviso tutto: la paura di non farcela, le piccole gioie quotidiane, il coraggio di sperare. Ma soprattutto, abbiamo visto accanto a te una donna straordinaria. Maria Grazia non ti ha mai lasciato la mano. Ha affrontato con noi ogni incertezza, ogni lacrima, ogni vittoria. Con il suo silenzio, la sua dolcezza, la sua fiducia. Ha creduto in noi, anche nei momenti in cui noi stessi vacillavamo”.
Alessandro e Maria Grazia hanno così trasformato un reparto ospedaliero in una ‘cattedrale' di emozioni. Il loro sì è diventato un messaggio potente: l’amore – quello vero – sa fiorire anche dove la vita sembra sospesa. E può diventare luce, persino nel cuore della terapia intensiva.