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Uomo avvisato

Si spaccia per il figlio (ucciso dalla mafia nel ’93) ed estorce 200mila euro ai genitori

Francesco Simone negli ultimi dieci anni è riuscito a ingannare i genitori di Domenico Pelleriti fingendo di essere suo figlio e facendosi dare 200mila euro. L’uomo, in realtà, era stato ucciso dalla mafia nel 1993.
A cura di Davide Falcioni
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E' stato arrestato questa mattina all'alba Francesco Simone, l'uomo che negli ultimi dieci anni ha estorto denaro al padre e alla madre, entrambi 80enni, di Domenico Pelleriti, morto per “lupara bianca”, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Simone, approfittando delle condizioni culturali e sociali dei due anziani, è riuscito ad arricchirsi: negli anni, fingendo conversazioni telefoniche verosimili con Pelleriti, il truffatore ha ingannato i suoi familiari riuscendo a ottenere addirittura 200 mila euro. A incastrare Simone e denunciarlo è stata la sua ex compagna, che ha raccontato ai carabinieri come l'uomo fosse arrivato a camuffare la sua voce telefonando agli anziani braccianti e spacciandosi per il figlio, che però nel frattempo era morto. I genitori di Pelleriti erano arrivati a vendere la casa e i pochi altri oggetti di valore di proprietà, e quando sono finiti sul lastrico le minacce di Simone li ha convinti – per disperazione – ad impossessarsi anche dei pochi risparmi della nipote.

Ma chi è Domenico Pelleriti? L'uomo era un ladro di automobili e nel 1993 aveva solo 20 anni quando scomparve da Montalbano Elicona (piccolo centro del Messinese), ucciso dalla mafia di Barcellona Pozzo Di Gotto. Nonostante fossero trascorsi 25 anni il suo corpo non è mai stato ritrovato. Sull'omicidio ha fatto luce di recente l’indagine “Gotha VI” svolta dai carabinieri del Comando Provinciale e della Sezione del ROS di Messina, che ha svelato alcuni importanti e inediti dettagli del delitto del giovane, anche grazie alle dichiarazioni di alcuni degli autori del grave fatto di sangue che hanno iniziato il percorso di collaborazione con la giustizia consentendo agli inquirenti di risalire ai mandanti, agli esecutori ed al movente dell’omicidio.

Pur non essendo un membro della criminalità organizzata, Pelleriti era coinvolto in un “giro” di ladri d’auto ed era sospettato di avere compiuto dei furti in un negozio di ceramiche che pagava “il pizzo”al clan mafioso. I boss della “famiglia barcellonese” non poterono tollerare il gesto e, pertanto, decisero di uccidere il ventenne, unitamente ad un altro giovane anch’egli sospettato di avere partecipato ai furti. Il cadavere di Pelleriti sarebbe stato seppellito in un agrumeto, ma i suoi resti non sono mai stati ritrovati.

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