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Si sentono male dopo aver mangiato sushi, individuata la causa: virus nell’alga, bloccato il commercio

Alcune persone si sono sentite male dopo avere consumato pesce crudo in un ristorante di sushi di San Donà di Piave. Le analisi hanno escluso responsabilità dirette dell’esercizio evidenziando la presenza di un virus in un’alga servita assieme al pesce. L’Ulss ne blocca il commercio.
A cura di Susanna Picone
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Immagine di repertorio
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Diverse persone che si sentono male con disturbi come nausea, diarrea e vomito dopo aver consumato dei piatti a base di pesce crudo in un ristorante di sushi. È quanto accaduto di recente a San Donà di Piave, nella città metropolitana di Venezia, ma non sarebbero emerse responsabilità dirette del ristorante all you can eat.

Alcune delle persone che si sono sentite male dopo la cena al ristorante si sono rivolte al Pronto soccorso dell’ospedale Città del Piave, da dove, come da prassi, è partita la segnalazione al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria del Veneto orientale. E dalle successive analisi effettuate è emerso che la "colpa" era di un’alga, e non del ristorante.

Gli sforzi del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4 e dell’istituto Zooprofilattico delle Venezie hanno permesso infatti di identificare la fonte del problema, ovvero un virus rinvenuto nell’alga Wakame, che viene utilizzata abitualmente nella preparazione dei vari piatti di sushi.

Una scoperta che, secondo quanto ricostruiscono i quotidiani locali, ha escluso qualsiasi responsabilità diretta del ristorante che infatti non è mai stato chiuso dopo la segnalazione dei malori de clienti ma che, al contrario, ha continuato a operare normalmente confermando il rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti.

A seguito della conferma della presenza del virus nell’alga in questione, le autorità sanitarie hanno attivato un sistema di allerta rapido per gli alimenti, finalizzato a bloccare il commercio della partita di alghe incriminata e a ritirare quelle già distribuite nei vari esercizi commerciali. Un intervento necessario per prevenire ulteriori casi di intossicazione alimentare, salvaguardando in questo modo la salute pubblica.

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