“Si è alleato col male, avrebbe ucciso anche i giudici”: perché De Marco ha ucciso i fidanzati di Lecce
"Ha ucciso perché nell'omicidio era vittorioso". È questo uno dei passaggi contenuti nelle 170 pagine di motivazioni depositate dai giudici della Corte d’assise di Lecce a poco più di un mese dalla fine del processo di primo grado in cui è stato condannato all’ergastolo il 22enne Antonio De Marco, omicida reo confesso dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta.
I fatti, come ben noto, risalgono al settembre del 2020: il ragazzo massacrò con 79 coltellate la coppia di fidanzati nella loro abitazione di via Montello a Lecce.
La Corte d’Assise di Lecce, presieduta dal giudice Pietro Baffa, non ha dubbi sulla capacità di intendere e volere del giovane studente di Scienze Infermieristiche, a dispetto di quanto sostenuto nel processo dagli avvocati difensori Andrea Starace e Giovanni Bellisario.
"Ha scelto volutamente e lucidamente, in condizioni di piena capacità, sano di mente, un’alleanza con il male, coltivando tutti i canali informativi che alimentassero questa scelta: la pedopornografia, la prostituzione, i video di mutilazioni, i canali esoterici, i fumetti Manga, i personaggi bui e oscuri di certa mediocre letteratura perversa divulgata per adescare i deboli, a differenza di coloro che sono portatori di solidi valori etico morali, che sono disgustati da certi scenari e se ne tengono lontani. Quindi De Marco ha ucciso in piena consapevolezza con dolo di massima intensità, con premeditazione e con crudeltà", si legge nelle motivazioni della sentenza.
Dunque, secondo la Corte De Marco è affetto da un disturbo narcisistico di personalità importante, non tale però da determinare una patologia che influisca sulla capacità di intendere e volere.
"Perso l’approssimativo equilibrio che aveva trovato nel periodo liceale in cui proteggeva il suo sé fragile ma grandioso con l’autoisolamento ed entrato in conflitto con persone che avevano relazioni positive in ambito universitario, vissuto il rifiuto delle ragazze con cui avrebbe inteso fidanzarsi come un duro colpo all’autostima già in fase di notevole compromissione, aveva sviluppato una forma di invidia maligna verso coloro che avevano ciò che a lui mancava, maturando nei confronti di queste persone un insano desiderio di vendetta", si legge.
E poi ancora: "De Marco, quindi, scelse di uccidere con estrema lucidità e infatti programmò anche per iscritto con dovizia minuziosa ogni fase del delitto e quanto occorreva acquistare per la sua realizzazione. De Marco ha ucciso perché voleva uccidere, perché nell'omicidio era vittorioso, trovava la compensazione alle sue frustrazioni e per questo lo commetterebbe ancora se incontrasse sul suo cammino altre persone che amplificassero le sue frustrazioni. Il pm ha dichiarato davanti alla corte che De Marco ha detto o ha scritto che se avesse un coltello saprebbe lui cosa fare ai giudici che lo processano".