Si cerca il tesoro di Matteo Messina Denaro: cosa nasconde ancora il boss di Cosa Nostra
Si cerca il tesoro di Matteo Messina Denaro. Un luogo ancora sconosciuto in cui in questi trent'anni di latitanza il boss di Cosa Nostra ha nascosto contanti e da qui attingeva ogni volta che ne aveva bisogno. Gli inquirenti – stando alle prove ottenute finora – hanno stimato che il capo della mafia siciliana poteva contare su una giacenza di circa 150mila euro l'anno. Ma il suo tesoro potrebbe valere molto di più.
Tutti contanti che la sorella del boss Rosalia, finita anche lei in manette, andava a prelevare per eseguire i pagamenti ordinati dal fratello attraverso pizzini e intermediari. Perché durante la latitanza a gestire gli affari della cosca era proprio la sorella, era lei la tesoriera di famiglia.
Stando a quanto si legge dagli atti della Procura, sui biglietti trovati in casa di Rosalia Messina Denaro e scritti dal fratello ci sono i rendiconti di alcune spese fatte tra il 2014-2015. Su pizzini gli ordini erano chiari: "Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400. Non di più. E mi fai sempre lo spekkietto finale così so quanto è la cassa".
La cassa, è questa che si cerca ancora. Contanti – solo e unicamente contanti – con cui il boss di Cosa Nostra manteneva le spese legali anche dei suoi fedelissimi e provvedeva alle loro famiglia una volta che scattavano le manette. Ma cosa si aspettano di trovare gli investigatori nel "covo economico"? E soprattutto, dove si trova?
L'importanza del covo economico di Matteo Messina Denaro
Trovare il "covo economico" di Matteo Messina Denaro vorrebbe dire risalire al suo passato. Vorrebbe dire ricostruire gli affari di Cosa Nostra prima e dopo le stragi del '92 e del '93. Perché nel covo ancora ben nascosto in qualche angolo della Sicilia le probabilità di non trovarci solo denaro contante sono molto alte. Al suo interno gli inquirenti si aspettano di trovarci i documenti dell'organizzazione criminale che ha fatto tremare l'Italia. E questi documenti – sono solo carte perché Cosa Nostra soprattutto negli anni '90 non poteva affidarsi a qualche spazio del web dove registrare e caricare tutto – fanno sicuramente nomi di vittime, mafiosi ma anche di politici.
Come rivelano fonti a Fanpage.it, tra qualche banconota e l'altra Matteo Messina Denaro potrebbe nascondere gli affari fatti negli anni con imprenditori e politici, di qualsiasi livello. Del resto il business degli scambi di voto con candidati sindaci e presidenti in campagna elettorale hanno fatto di Cosa Nostra una delle più pericolose organizzazioni criminali al mondo.
A questo punto dunque la domanda è una sola: quali nomi fanno queste carte? Quali personaggi del mondo della politica hanno fatto affari con il boss e che nessuna indagine al momento ha mai svelato? Ecco, dunque, quanto è importante trovare quel "covo economico" che si sta cercando in tutta la Sicilia e non solo a Campobello di Mazara (Trapani), dove Matteo Messina Denaro abitava nel momento dell'arresto e nei due anni precedenti.
Gli archivi di Totò Riina nel covo economico di Matteo Messina Denaro?
Tra le ipotesi anche quella che dopo l'arresto di Totò Riina l'archivio del capo dei capi sia finito nelle mani di Matteo Messina Denaro: ovvero quel materiale che era nascosto nel covo di Riina e che nel corso delle operazioni di perquisizioni dopo l'arresto nel gennaio del 1993 non fu più ritrovato. Queste carte e documenti al momento non sono stati trovati nei covi già perquisiti dai Ros dei carabinieri. Che a nascondere questo archivio sia l'ex latitante è solo un'ipotesi: è una ricostruzione, purtroppo processualmente c'è poco. Per questo si continua a cercare il "covo economico" del boss.
Intanto dal carcere de L'Aquila, dove Matteo Messina Denaro è detenuto al 41 bis, il boss ha già incontrato per un primo interrogatorio gli inquirenti. Con loro ha parlato per due ore, quello che si sono detti non verrà rivelato. Certo ad oggi è che il boss sta bene, si sta curando. A differenza sua invece la sorella ha scelto l'assoluto silenzio.
Il futuro di Cosa Nostra dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro
Chi comanda ora in Sicilia non si sa. Non c'è ancora un nome sul tavolo degli inquirenti in Procura a Palermo. Ma una cosa è certa: Cosa Nostra ora è in ginocchio, ma si rialzerà. Così ha dimostrato anche dopo gli arresti di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Perché per sconfiggere la criminalità organizzata in Italia e soprattutto in Sicilia bisogna prima risolvere il problema economico: se lo Stato non è in grado di dare lavoro agli italiani, lo faranno i boss. E questa partita con Cosa Nostra la può giocare solamente la politica.