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Ancona, la storia di Ismaele, sgozzato a 17 anni per gelosia

A due anni dalla brutale assassinio di Ismaele Lulli, crocifisso e sgozzato a 17 anni dal fidanzato albanese della ragazza con cui aveva avuto una storia, oggi è proprio Ambera Saliji a finire sotto la lente dei giudici. Sarebbe stata lei ad attirare il ragazzo nella trappola dei suoi assassini con un sms.
A cura di Angela Marino
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A sinistra Ambera Saliji, in alto a destra Ismale Lulli, in basso, Igli Meta
A sinistra Ambera Saliji, in alto a destra Ismale Lulli, in basso, Igli Meta

Quando la interrogarono per la prima volta, Ambera Saliji aveva 19 anni. Era fredda, controllata, quasi fiera, come se la morte di quel ragazzo di 17 anni, che il suo fidanzato aveva barbaramente sgozzato per gelosia, fosse una cavalleresca prova d’amore, un gesto romantico. A quell’amore si aggrappava facendo promesse. “Lo aspetterò” disse ai giornalisti parlando di Igli Meta, il ragazzo di origini albanesi che per lei aveva ucciso il rivale e che aveva confessato tutto. Oggi la situazione è molto diversa, a due anni dall’omicidio di Isamele Lulli, non è più la preziosa testimone di un delitto, l'innamorata che aspetta che il suo uomo paghi il debito per un delitto ‘d'onore' ma un’indagata per concorso in omicidio. Dopo la condanna dei due assassini che uccisero materialmente il ragazzo, Igli Meta e il complice Mario, la Procura rimette in discussione la posizione di quella che era stata considerata solo una testimone.

Ismaele Lulli, 17enne di Sant’Angelo in Vado fu ucciso il 19 luglio 2015. Fu trovato con la gola squarciata e il corpo sfregiato dalle sevizie in un bosco di San Martino in Selva Nera, una frazione di Sant’Angelo In Vado (Pesaro). Secondo la ricostruzione del processo che ha condannato rispettivamente all’ergastolo e a 28 anni di carcere,  Igli Meta e Marijo Mema, furono i due pusher albanesi ad attirarlo in una trappola per poi giustiziarlo quando ebbe confessato la sua relazione con Ambera.

All'epoca dei fatti Ismaele aveva un debito di 40 euro con Meta per una dose di droga, non poteva immaginare che lo spacciatore fosse al corrente della sua storia con la fidanzata. Meta invece aveva ottenuto dalla 19enne la confessione del flirt con il suo ‘cliente’ e ora voleva punirlo, ma prima voleva che confessasse, voleva sapere da lui i particolari che Ambera non gli aveva dato. Per questo lo aspettò alla fermata dell’autobus, lo indusse a salire a bordo della sua auto insieme al connazionale Marjo Mema, e lo portò a San Martino. Ismaele fu legato a una croce, seviziato e costretto ad ammettere la relazione con Ambera. Ottenuto quello che voleva, Meta lo sgozzò con un coltello a serramanico.

Il ruolo di Ambera è la vera incognita in questo episodio di barbarie. Dal suo telefonino partì l’sms che invitava Ismaele a raggiungerla quella domenica pomeriggio. Fu Ambera a trarlo nella tela della morte. Al posto suo, alla fermata dell’autobus, lo studente trovò i due albanesi. A 24 mesi dai fatti, la Corte d’Assise di Pesaro che ha emesso la sentenza di condanna per i due esecutori materiali ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Urbino per l’iscrizione della giovane macedone nel registro degli indagati. Che fosse al corrente o meno del piano omicida del fidanzato, che lo avesse condiviso oppure no, quando Meta le disse al telefono "‘ho ammazzato", Ambera non lo denunciò, non tentò di convincerlo a confessare tutto. Senza fare una piega gli raccomandò prudenza con gli investigatori.

Subito si schierò dalla sua parte, spiegando ai carabinieri che di certo il fidanzato non voleva uccidere Ismaele. Fu molto appassionata nel difendere il giovane che amava, mentre di certo non aveva amato Ismaele, per la cui famiglia non disse una parola di più che ‘condoglianze'. Per amore e per un senso deviato dell'onore è morto un ragazzo di 17 anni. Per quello stesso amore oggi Igli è stato condannato all'ergastolo. Ambera, oggi indagata, è fidanzata con un giovane macedone-albanese.

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