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Seymandi vs Segre: “Ci è voluta la polizia per recuperare le mie cose dalla casa dove abitavo con lui”

Nuovo capitolo della querelle tra aristina Seymandi e Massimo Segre dopo la rottura pubblica tra i due. L’imprenditrice ha voluto far chiarezza anche sulle accuse dell’ex fidanzato relative all’aver distratto 700 mila euro dal conto in comune. “Quel trasferimento di denaro era vecchio di 5 mesi, molto precedente alla nostra separazione”.
A cura di Biagio Chiariello
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Non accenna a placarsi la polemica a distanza, a colpi di reciproci attacchi pubblici, tra Cristina Seymandi e Massimo Segre a seguito della fine della loro relazione e soprattutto dopo la diffusione del video (ora depositato in tribunale) in cui il banchiere accusava la compagna di averlo tradito nel corso dell’evento organizzato per annunciare agli invitati il loro fidanzamento.

In una lettera inviata alla trasmissione ‘Zona Bianca', l’imprenditrice ha voluto fare chiarezza sugli ultimi sviluppi della storia, in particolare sui soldi che, secondo l’ex, avrebbe prelevato (a sua insaputa) dal loro conto in comune: i famosi 700mila euro finiti al centro di una causa civile.

Non è vero che mi avrebbe richiesto la restituzione della somma. Questa circostanza non è provabile in giudizio, molto semplicemente perché non è mai accaduta", assicura la donna nella missiva inviata alla trasmissione ‘Mediaset'.

E precisa: "Quel trasferimento di denaro era vecchio di 5 mesi, molto precedente alla nostra separazione".

La Seymandi rivela anche un nuovo dettaglio di ciò che è accaduto dopo la fine della relazione con Segre. "Da quella serata non mi è stato più permesso di entrare nella casa dove risiedevo con Massimo. Ho dovuto far intervenire la polizia per accompagnarmi e recuperare i miei effetti personali", racconta.

Nei giorni successivi alla pubblicazione del video, la donna Seymandi aveva puntato il dito contro l'ormai ex compagno sostenendo che la sua fosse stata una “vendetta programmata” facendo riferimento, in particolare, alla sparizione dell’anello di fidanzamento. Dettaglio su cui ora è tornata, dichiarando:

Se avessi voluto accusare Massimo di essersi appropriato dell’anello lo avrei detto platealmente. Sono stata chiara: quell’anello è sparito 15 giorni prima di quella maledetta serata del 27 luglio, ed è vero; non l’ho perso né preso io, ed è vero.

La donna poi aggiunge: "Massimo mi confidò di aver commesso anche lui degli errori nelle sue precedenti relazioni. Gli domando: avrebbe gradito se le sue compagne gli avessero riservato lo stesso identico trattamento che lui ha riservato a me? Quali che siano stati i miei errori veri o presunti nella vita di coppia, mi sarei aspettata non un’umiliante messa in scena ma un confronto schietto".

E quindi, conclude, facendo capire che ora vorrebbe solo essere lasciata in pace e prendersi cura di sua figlia.

Sono stata trasformata in modo piuttosto violento in spettatrice della mia stessa vita: c’è chi fa cose, c’è chi dice cose, c’è chi urla cose, c’è chi afferma con granitica certezza cose… ed io non posso che ascoltare, prendere nota, e pazientemente smentire, correggere, rettificare, tutte attività che mi stanno tenendo impegnata quasi a tempo pieno anche durante la mia vacanza, nella quale avrei solo voluto dedicarmi anima e cuore a mia figlia, incolpevole vittima di tutto questo baccano.

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