Sevizie su animali nei laboratori dell’università di Catanzaro, 11 arresti: “Ispettori Asp corrotti”

Secondo l’indagine di Procura e Guardia di Finanza, nei laboratori dell’università di Catanzaro vi erano precarie condizioni igieniche e spesso gli animali venivano sottoposti a inutili sevizie e barbaramente uccisi. Il tutto, fatto per alimentare le attività di ricerca dell’Ateneo e ricevere fondi, sarebbe avvenuto grazie alla corruzione di ispettori e veterinari dell’Azienda sanitaria.
A cura di Antonio Palma
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I topolini usati come cavie uccisi sbattendoli al muro o decapitati senza anestesia e precarie condizioni nei laboratori dell’università tra la totale assenza di controlli da parte dell’Asp  di Catanzaro. Sono le terribili accuse al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza su quanto accadeva all’Università Magna Graecia durante le attività di ricerca scientifica e che ieri ha porto all’arresto di 11 persone tra ricercatori, veterinari ed ex Rettore.

Secondo l’indagine delle Fiamme Gialle, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, nei laboratori vi erano precarie condizioni igieniche e spesso gli animali venivano sottoposti a inutili sevizie e barbaramente uccisi nel silenzio dei tantissimi che sapevano o erano complici. Tra di loro anche gli ispettori e i veterinari dell’Azienda sanitaria provinciale che avrebbero concordato i controlli in cambio di favori di vario genere tra cui la falsificazione dei risultati di concorsi pubblici nell’Ateneo.

Dodici infatti le misure cautelari emesse dal Gip ed eseguite ieri ma agli atti risultano anche altre 21 persone indagate nella stessa inchiesta. Tra gli altri, coinvolti anche l’ex rettore Giovambattista De Sarro e il responsabile dell'Asp veterinaria di Catanzaro. Per la Procura, nell’Ateneo si sarebbero consumati “una serie indeterminata di delitti di corruzione, falso, truffa ai danni dello Stato, maltrattamento e uccisione di animali attraverso la creazione di un sistema di svolgimento delle attività di ricerca con animali vivi, presso gli stabulari d’Ateneo, realizzate in violazione delle norme sulla salute e sul benessere animale”.

Agli atti dell’inchiesta diverse testimonianze che parlano di decapitazione di animali senza anestesia e altre sevizie inutili ma anche di laboratori e allevamenti in condizioni igieniche pessime. Il tutto al fine di alimentare le attività di ricerca dell’Ateneo e i progetti autorizzati dal Ministero della Salute e ricevere quindi sovvenzionamenti pubblici.

“Grazie alle attività svolte nei laboratori, diversi docenti dell’Università Magna Graecia di Catanzaro hanno potuto svolgere attività di ricerca con sperimentazione in vivo. In realtà le attività sperimentali con animali vivi sono state effettuate, in gran parte, attraverso la violazione delle basilari norme di igiene e benessere animale” spiegano infatti gli inquirenti che hanno posto sotto sequestro i due laboratori scientifici, i cosiddetti stabulari.

Secondo i pm, il tutto era possibile grazie ai mancati controlli sanitari e veterinari che, se realmente effettuati, avrebbero portato sicuramente alla chiusura dei laboratori. Per gli inquirenti, sarebbe stato creato un collaudato sistema corruttivo che prevedeva ispezioni pilotate da parte dell’Asp.

Le visite ispettive avrebbero avuto sempre esito positivo permettendo così all’Ateneo di ottenere i fondi per la ricerca ma il tutto avveniva in cambio di favori. Per i pm, diversi dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale avrebbero ottenuto in cambio utilità come compartecipazione in pubblicazioni scientifiche, soldi per incarichi di docenza ottenuti illecitamente e persino la falsificazione dei risultati di un concorso pubblico dell’Università per far risultare vincitrice la figlia di uno degli indagati.

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