Setta di Novara, da vittime a fedelissime: “Così abusavano sessualmente le nuove adepte”
Valeria Dulbecco, dirigente della Squadra Mobile di Novara, è la donna che ha condotto l'indagine che ha stanato la ‘Setta delle bestie', l'organizzazione che per 30 anni ha manipolato, abusato e ridotto in schiavitù decine di donne e bambine utilizzando la persuasione e la manipolazione. All'indomani della maxi operazione ‘Dioniso' che ha sequestrato computer, documenti e altre numerose prove dell'attività del ‘Dottore' e dei suoi adepti, Dulbecco ci guida in un'inchiesta tutt'altro che semplice e che riserva ancora molti colpi di scena.
Ci racconta come ha preso il via l'inchiesta?
"Tutto è iniziato grazie alla denuncia di una vittima, una giovane donna che all'epoca dei fatti era solo una bambina. È entrata minorenne ed è uscita maggiorenne dalla setta. E solo dopo un lungo percorso di ricostruzione della propria vita e della propria psiche, è riuscita a trovare il coraggio per testimoniare su questi fatti".
Nello specifico: di che fatti parliamo?
"Di riduzione in schiavitù e violenze sessuali su donne e minori, contestate al capo della setta ‘il dottore' e alcune delle adepte".
Quanti indagati e quante vittime ci sono?
"Beh, da un punto di vista investigativo abbiamo tre vittime accertate, ma pensiamo di poterne contare molte di più. Quanto agli indagati, sono poco meno di trenta e sono tutti accusati di riduzione in schiavitù e associazione per delinquere finalizzata agli abusi su minori, anche se non tutti sono accusati di violenza sessuale".
La setta opera da trent'anni: nessuno ha mai denunciato prima?
"Per quello che possiamo sapere noi non ci sono state delle denunce riguardo a questa setta. L'unica denuncia di cui siamo a conoscenza e quella della ragazza che ha dato il via all'indagine e di cui abbiamo avuto conferma anche dal racconto di altre vittime".
Come spiega il fatto che il vaso di Pandora sia stato scoperchiato solo ora?
"Sia per la nostra denunciante sia per le altre ragazza narrare tutti questi fatti, dopo tutti questi anni, vuol dire anche mettere in discussione la loro vita attuale. E poi c'è un altro aspetto importante".
Quale?
"Molte vittime sono rimaste all'interno della setta e sono diventate fedelissime del ‘Dottore'. Sono passate da vittime a carnefici".
Sta dicendo che anche le adepte agivano violenza sessuale sulle vittime?
"Anche le adepte, sì, era lo step iniziale. Prima di arrivare al caposetta le vittime passavano per le fedelissime. Era un percorso, un programma, una struttura piramidale".
Quante sono le ex vittime rimaste nella setta?
"Oltre 50 che noi conosciamo e abbiamo sicuramente identificato, però parliamo, appunto, di 30 anni. Abbiamo conoscenza di tante altre. Teniamo conto anche del fatto che questa setta si avvaleva di psicologhe professioniste che facevano un vero e proprio lavaggio del cervello sulla psiche delle malcapitate e prima di riuscire a denunciare bisogna aspettare che la persona abbia veramente certezza dentro di sé che il mondo vero non è quello che gli avevano raccontato all'interno, ma quello di fuori".
Le violenze si svolgevano sempre nella villa ‘del dottore' nel Novarese?
"Non sempre. Tante attività anche strettamente sessuali erano svolte dalle adepte anche in altri luoghi. È possibile che le vittime neanche sapessero, in alcuni casi, chi era il caposetta, ma tutto era diretto da lui."
Dietro una setta in genere c'è un'ideologia o un credo. Qual è, in questo caso?
"Il ritorno alla natura, alla vita come gli animali (si facevano chiamare la setta delle bestie, ndr), un ritorno all'amore primitivo che non è per forza consacrato dal matrimonio, né necessariamente tra uomo e donna ma tra donna e donna, spessissimo. La pratica sessuale come pratica magica per trascendere e arrivare alle origini era l'ideologia della setta".
Ha parlato di molte più vittime di quelle accertate. Vorrebbe rivolgere loro un appello?
"Certo che sì. Intanto la testimonianza che abbiamo nelle mani ci aiuta a ricostruire le attività del passato, ma altrettanto importante è accertare attività odierne per dimostrare che questa setta era ancora, fino a pochi giorni fa, effettivamente attuale operante".
E per fermarli, immagino
"Noi speriamo di aver interrotto con il maxi sequestro le attività criminali di queste persone e il materiale probatorio in nostro possesso (informatico, documentale) che deve essere esaminato, potrebbe arricchirsi di ulteriori prove che ci aiutino a inchiodare alle proprie responsabilità queste persone. E a evitare che altre ragazze possano cadere vittima di ulteriori attività. Inoltre vorrei dire a queste ragazze che oltre a interrompere l'operazione criminale il racconto di quanto è successo farà molto bene a loro e alle loro vite."