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Sesso con le pazienti come “cura” contro il tumore: chiesto il processo per il ginecologo Miniello

Accuse molto gravi quelle nei confronti del medico 69enne Giovanni Miniello: il ginecologo avrebbe violentato 20 donne. L’udienza preliminare inizierà il 19 gennaio.
A cura di Biagio Chiariello
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Avrebbe violentato una ventina di donne, sue pazienti, che costringeva a subire atti sessuali, simulando che fossero parte dell'iter diagnostico nel suo studio di Bari. Comincerà il 19 gennaio 2023 l'udienza preliminare nei confronti di Giovanni Miniello, il ginecologo barese di 69 anni accusato di violenza sessuale e lesioni personali a danno delle sue pazienti, pronte a costituirsi parte civili. La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio.

"Le pratiche di guarigione prospettate potevano non essere percepite nell'immediato come molestie sessuali perché lui era un autorevole sanitario e le definiva di carattere terapeutico", si legge nella richiesta firmata dal procuratore Roberto Rossi, dall'aggiunto Giuseppe Maralfa e dalle pm Grazie Errede e Larissa Catella, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria.

Miniello avrebbe commesso le violenze sessuali "senza il preventivo consenso delle donne", le quali "sono state indotte in errore circa la necessità di quegli atti per finalità diagnostico-terapeutiche", convinte di aver contratto il papilloma virus o per prevenire eventuali tumori all'utero. Ma il ginecologo avrebbe anche proposto a una paziente di 44 anni di fare sesso con lui come terapia contro l'"infertilità".

Le proposte di rapporti sessuali come cure sarebbero state fatte con minaccia, "per il timore – scrivono i pm – cagionato alla persona offesa di esporsi a pericolo di vita in caso di rifiuto".

Durante le visite, quindi, Miniello avrebbe molestato le donne tentando di baciarle o palpeggiandone le parti intime, atti finalizzati solamente a procurargli piacere: in tante, infatti, hanno denunciato la "stranezza" di alcune manovre. Comportamenti che hanno causato nelle presunte vittime "disturbi da stress post traumatico, attacchi di panico, stati d'ansia" fino a "disturbi depressivi".

A sostegno della tesi secondo cui molte ‘terapie' (dalla penetrazione rettale al palpeggiamento dei seni fino alle carezze nell'interno coscia) non erano necessarie, i pm hanno portato la consulenza di un collega del ginecologo indagato, il quale ha fatto chiarezza sulle posizioni da utilizzare durante le visite ginecologiche e anche su altre procedure standard.

La maggior parte dei fatti contestati risale agli anni 2019, 2020 e 2021, anche se per un episodio risalente al 2011 è stata chiesta l'archiviazione a causa del tempo trascorso.

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