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Sequestravano e torturavano i disabili: tre arresti in Sicilia

Grazie a dei video estrapolati dai cellulari delle vittime i carabinieri di Licata hanno scoperto nuove violenze ai danni di disabili e arrestato tre persone: oltre a loro un’altra è stata denunciata: offriva denaro alle vittime in cambio del ritiro della querela.
A cura di Davide Falcioni
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Quattro misure cautelari – tre in carcere e un divieto di avvicinamento – sono state firmate dal gip del tribunale di Agrigento ed eseguite la scorsa notte dai carabinieri del reparto Operativo della compagnia di Licata nell'ambito di un'inchiesta su torture a disabili iniziata a gennaio con il fermo di tre persone e proseguita ad aprile con l'arresto di altri due adolescenti. Un nuovo capitolo si è svolto oggi dopo che i militari, continuando a indagare sulla vicenda, hanno estrapolato nuovi video che hanno fatto emergere altri episodi di violenza permettendo di individuare i protagonisti degli abusi e appurando, in almeno un  caso, anche un tentativo di intralcio alle indagini: la ventisettenne – destinataria del divieto di avvicinamento, parente di uno degli arrestati, – ha offerto dai 50 ai 100 euro ad uno dei disabili vittima delle torture affinché ritrattasse quanto dichiarato, in fase di incidente probatorio, al giudice.

I nuovi filmati acquisiti dai carabinieri di Licata hanno permesso di ricostruire un nuovo episodio di violenza. Era una giornata di pioggia, quando un disabile stava camminando per strada, nei pressi del ponte della ferrovia di Licata. "Si ferma l'auto con due degli arrestati di oggi – ha ricostruito in conferenza stampa il tenente Carmelo Caccetta che guida la sezione Operativa della compagnia di Licata -, dalla vettura scende uno degli indagati, prende per le spalle il disabile e lo porta vicino all'auto. Senza nessun motivo apparente, l'indagato prende la testa del disabile e gliela sbatte tre volte fra la portiera anteriore e quella posteriore della macchina. Poi, sghignazzando, prendono l'auto e se ne vanno".

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Tre le misure di custodia cautelare in carcere disposte dal gip di Agrigento, una è stata firmata a carico di un licatese che era stato già fermato lo scorso gennaio. Ora gli è stato contestato un nuovo episodio di violenza. Un secondo indagato era già agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ed è stato condotto in carcere. "Questa persona, secondo l'attività di indagine – ha spiegato il capitano Francesco Lucarelli che coordina la compagnia di Licata -, mentre era ai domiciliari s'era fatta autorizzare per fare una visita medica. E con quella scusa è andata dalla vittima per minacciarla affinché ritrattasse le dichiarazioni rese davanti al giudice in sede di incidente probatorio".

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