"Posso andare a vedere il film all'oratorio? Tutti gli altri bambini stanno andando, tu perché non mi ci mandi?". Ogni genitore vive il momento fatidico in cui il proprio bambino chiede spazi di indipendenza e lo vive, in genere, come un secondo travaglio, un parto che rimette al mondo il piccolo più forte e indipendente. Paola Stella, la mamma di Marcolino, decise che quella domenica di aprile 1970 era il momento di esaudire il desiderio del suo figlioletto. In fondo, a sette anni, cosa può mai accadere dove ci sono sacerdoti, educatori e altri bambini?
‘È colpa dei preti'
L'oratorio Borgo Salesiani distava circa 200 metri da casa dei Dominici, nel quartiere Prenestino di Roma, dove a casa a badare alla famiglia era rimasta solo Paola. Suo marito, idraulico, si trovava per un lavoro a Firenze. La giovane madre cominciò a rimpiangere quel permesso strappato dal suo tenero piccino quasi subito, quando dopo la fine del film Marco cominciò a tardare. Lo andò a cercare, lo cercarono i parenti, e alla fine della giornata tutta la borgata. L'indomani il banco di Marco restò vuoto e da Firenze arrivò il suo papà deluso, atterrito, furente. Come prima cosa si scagliò contro i cancelli dell'oratorio urlando e accusando. Era lì, ‘ in collegio con i preti', come il suo doloroso passato gli rammentava, che accadevano le cose peggiori.
L'ipotesi
Nonostante la cieca rabbia di Roberto, chi poteva provare che il bimbo fosse sparito dal cinema? E se qualcuno lo avesse attirato fuori da quelle mura? La risposta a questa domanda tarderà ad arrivare: bisognerà attendere sette anni, perché, del tutto casualmente, Marco venga ritrovato. Tre ragazzi del quartiere, infatti, si calarano nei cunicoli sotto il campo di calcio dell'oratorio salesiano, partendo dal Fossato di Forte Prenestino in cerca di residuati bellici da rivendere. Invece di quelli, purtroppo, si imbatterono in un paio di scarpette da bambino e dei vestitini. Accanto agli oggetti, scarnificate, vi erano anche ossa di bambino.
Le ossa nei sotterranei
Quella terrificante scoperta sgombrò il terreno dai dubbi circa la sorte di Marco ma allo stesso tempo alzò una nube di agghiaccianti sospetti sull'oratorio. Nella struttura, come riscontrato dagli accertamenti, c'era una botola in disuso che dava accesso ai sotterranei, un passaggio che, quando Marcolino scomparve, nel 1970, era perfettamente funzionante. I resti del bambino, dunque, erano stati occultati da qualcuno che agiva in oratorio e che conosceva molto bene quei luoghi, ma presumibilmente dopo il passaggio dei vigili del fuoco – che all'epoca non trovarono nulla – nel cunicolo. Incalzati dagli investigatori i preti puntarono il dito contro un educatore del centro, un giovane con problemi psichici e diverse denunce per ‘atti di libidine' contro alcuni ragazzi. L'uomo, che era stato attenzionato anche all'indomani della scomparsa, venne finalmente processato.
Il mostro
Il mostro è stato rinchiuso, si consolavano gli abitanti del Prenestino, e invece, no. L'imputato venne assolto in primo grado per ‘insufficienza di prove' e in appello con formula piena, ‘per non aver commesso il fatto', uscendo del tutto pulito da quella orribile storia. Sconfitto e sconvolto, però, Roberto Dominici non si è mai arreso, nonostante la perdita dell'amata moglie Paola e, nel 2011, attraverso il programma ‘Chi l'ha visto?' ha lanciato un appello disperato agli allora compagni di scuola di Marco, affinché scavino nella memoria alla ricerca di qualunque cosa possa dare impulso alle indagini.
L'epilogo
Per ironia della sorte, se il caso fossero riaperto, ulteriori esami sui testi di Marco sarebbero possibili solo grazie alla ferrea volontà del padre Roberto, che ha preservato le spoglie dall'ossario, dove sarebbero finite senza che alcuno si opponesse. Dopo quasi cinquant'anni dal delitto del Prenestino, oggi, sono rimasti solo papà Roberto e i suoi fratelli a chiedere il nome di chi portò via Marcolino alla sua famiglia. Sul crudele movente risuonano dure e assordanti le parole di mamma Paola: "Marco era bellissimo, per questo lo hanno preso".