Sentenza UE: “L’italiano ha pari dignità delle altre lingue nei concorsi europei”
Italiano e spagnolo lingue discriminate in Europa? Una sentenza della corte di Giustizia di Lussemburgo ha decretato una vittoria per gli eredi di Dante e Cervantes, annullando tre concorsi per assunzioni nelle istituzioni comunitarie perché l’apposito organismo europeo Epso aveva imposto il cosiddetto trilinguismo richiedendo la conoscenza obbligatoria di francese, inglese o tedesco come seconda lingua e come idioma di comunicazione durante la procedura di selezione. Secondo i giudici si sarebbe trattato di un'autentica discriminazione verso tutti quegli stati che utilizzano altre lingue nell'ambito dell'Unione Europea: in particolare ha trionfato la linea sostenuta da Roma e Madrid, secondo cui tutti i cittadini europei devono poter dialogare con le istituzioni comunitarie nella loro lingua madre, tanto più se si tratta di paesi fondatori.
La Commissione Europea è stata invece sconfitta: da anni infatti si punta a privilegiare il tedesco ed il francese aggiungendoli all'inglese, che comunque rimane la lingua principale di comunicazione nelle attività di Strasburgo, Bruxelles Lussemburgo. Il Tribunale comunitario ha richiamato lo storico Regolamento n.1 dell’Ue, che stabilisce il regime linguistico della comunità europea garantendo pari dignità e trattamento a tutte le 23 lingue ufficiali dei 28 Paesi membri. Rispetto all’obbligo per i candidati di scegliere il francese, l’inglese o il tedesco come seconda lingua per i concorsi i giudici ricordano nuovamente la giurisprudenza della Corte secondo cui una limitazione della scelta ad un numero ristretto di lingue costituisce una discriminazione. È evidente infatti che un obbligo del genere avvantaggia alcuni candidati potenziali (vale a dire quelli che possiedono una conoscenza soddisfacente di almeno una delle lingue designate).