Sentenza Rigopiano, il sopravvissuto Giampaolo: “Ci hanno ammazzato per la terza volta”
"Oggi ci hanno ammazzato per la terza volta. La prima è quando ci hanno scortato verso l'albergo, la seconda è quando ci hanno lasciato morire lì sotto come cavallette e la terza è oggi, un'altra volta". Giampaolo Matrone è uno dei sopravvissuti alla valanga che ha colpito e distrutto l'hotel Rigopiano il 18 gennaio 2017. Ai nostri microfoni ha manifestato tutto il proprio disappunto per la sentenza, emessa ieri a conclusione del processo di primo grado, che ha assolto quasi tutti gli imputati per la strage di Farindola.
Giampaolo quel giorno di sei anni fa ha perso la moglie Valentina Cicioni. "Ci sono rimasto davvero male. Non si tratta solo di rabbia, è dolore, un dispiacere enorme che non posso quantificare" dice l'uomo. "È andata proprio male, anche perché dei soldi – 50mila o 70mila euro – io, come gli altri non ce ne facciamo niente", dice Giampaolo.
Tra i condannati il sindaco Ilario Lacchetta con una pena minima di 2 anni e 8 mesi per un solo capo di imputazione relativo alla mancata pulitura della strada. L'accusa aveva chiesto per Lacchetta, sindaco attuale e all'epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi. Assolti invece anche l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e l'ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco.
L'uomo, insieme ad altri familiari delle 29 vittime della tragedia, a margine della sentenza ieri si è rivolto al giudice urlando "62 ore sono stato là sotto hai capito? Alla tua famiglia doveva capitare quello che è capitato a noi".
Giampaolo oggi cresce da solo la figlia Gaia: "Mi aveva detto: ‘Papà, mandali tutto in galera', ed io stasera cosa le dirò?" si chiede. "Per colpa loro, le ho dovuto dire che non aveva più una mamma, per colpa loro le ho dovuto dire che suo padre non può fare tante cose con lei e per colpa loro oggi le devo dire che in galera non ci sono andati" dice con la voce rotta dall'emozione.