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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Sentenza Cucchi: in uno Stato di Diritto l’assoluzione è giusta

Senza prove che indichino chi sono i responsabili della morte di Cucchi non è possibile condannare “al di là di ogni ragionevole dubbio”. La domanda che dovremmo farci davanti a casi come questi è solo una: meglio un colpevole libero o un innocente in galera?
A cura di Charlotte Matteini
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Nessuno è Stato. Tutti assolti. Stefano Cucchi è morto all’interno di una struttura di Stato e sotto la custodia dello stesso Stato, ma nessuno è responsabile della sua morte. I lividi, i segni di percosse, lo stato di denutrizione in cui versava Stefano Cucchi quel 22 ottobre del 2009 sono visibili a tutti e per tanti sono prove sufficienti per condannare i 12 imputati. A differenza del primo grado, in Appello tutti i dodici imputati sono stati assolti. Sembra paradossale parlare di insufficienza di prove davanti alla foto del corpo denutrito, malmenato e senza vita di Stefano Cucchi, ma quelle foto, quei lividi, quello stato avanzato di malnutrizione, quelle fratture non ci dicono la cosa fondamentale: chi ha provocato la morte di Stefano? Quale o quali tra quei 12 imputati hanno ucciso Stefano? Gli agenti che l’hanno picchiato? Ci sono i lividi, ma quei lividi non possono fornirci il nome del picchiatore. Ci sono testimoni che dichiarano che il pestaggio di Stefano è avvenuto prima della custodia cautelare, altri che dichiarano che sia avvenuto dopo, altri che dicono che no, Stefano non era stato picchiato dagli agenti, ma era già arrivato così. Oppure dobbiamo condannare i medici e gli infermieri di turno quella notte al Pertini? O chi non si è occupato di lui e dichiara che Stefano ha rifiutato con forza tutte le cure? Come scegliamo i colpevoli senza prove certe?

Come possono dei giudici decidere di condannare delle persone se per prima la Pubblica Accusa non è in grado di costruire un quadro probatorio convincente? E’ compito del PM formulare la giusta accusa. E’ compito del PM provare la colpevolezza degli imputati in uno Stato di Diritto, non il contrario. Non sono i giudici ad aver sbagliato sentenza questa volta. Questa volta ve la state prendendo con il bersaglio sbagliato. Dirò una cosa impopolare: analizzando le notizie di cui disponiamo fino a questo momento e la dinamica processuale del primo e del secondo grado, la sentenza d’appello è giusta: tutti gli imputati sono stati assolti con una formula che richiama la vecchia insufficienza di prove. Non è possibile condannare una persona senza avere prove certe circa la sua colpevolezza. E sono i sacrosanti principi dello Stato di Diritto che ci impongono questa assoluzione, gli stessi principi che servono a salvaguardare i diritti fondamentali di ogni individuo davanti alla legge. E meno male, dico io. Con l’amaro in bocca, però, questa volta.

La stessa Ilaria Cucchi ha dichiarato ieri sera: “Insufficienza di prove. Per tutti. Non ce l'ho con i giudici, che rispetto. Ma voglio chiedere al dottor Pignatone, procuratore capo della Repubblica di Roma, se è soddisfatto dell'operato del suo ufficio. Voglio chiedergli se quando mi ha detto che non avrebbe potuto sostituire i due pubblici i ministeri che continuavano a fare il processo contro di noi, contro il mio avvocato, e contro mio fratello ha fatto gli interessi del processo e della verità sulla morte di Stefano. Insufficienza di prove. Caro procuratore capo. Su tutto e per tutti. Ma l'importante è tutelare il prestigio dei colleghi. Grazie.”

Senza prove che indichino chi sono i responsabili della morte di Cucchi non è possibile condannare “al di là di ogni ragionevole dubbio”. “In dubio pro reo”, principio cardine dell’ordinamento giuridico italiano: se si è in dubbio, si è tenuti a emettere sentenza in favore dell’imputato. E davanti a casi giudiziari complessi e cruenti come l’omicidio Cucchi, è davvero difficile difendere i principi garantisti, la presunta innocenza degli imputati fino a sentenza definitiva, le condanne “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Oggi il mio amore per il garantismo vacilla. Pensare che Stefano Cucchi potrebbe non avere mai giustizia fa male. Pensare che i colpevoli di questo omicidio potrebbero rimanere impuniti e protetti dallo Stato fa incazzare. Ma difendere l’impostazione sacrosanta dello Stato di Diritto è doveroso, anche e soprattutto davanti a sentenze fanno accapponare la pelle e fanno piangere. La domanda che dovremmo porci in casi come questi è solo una: meglio un colpevole libero o un innocente in galera? A questa domanda dobbiamo sforzarci di rispondere in modo ragionevole, lasciando da parte l’emotività, le lacrime e la rabbia.

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