La versione di Seneca alla seconda prova di latino della Maturità: traccia, traduzione e commento
È partita oggi, giovedì 22 giugno, la seconda prova scritta dell'esame di Maturità 2023. Per il liceo classico la materia caratterizzante dell'indirizzo di studi è il latino. La traccia scelta dal Ministero è una versione di Seneca tratta dall'opera "Lettere morali a Lucilio" e intitolata "Chi è saggio non segue il volgo", contenuta nell'epistola 94 del 15esimo libro: qui Seneca mostra all'amico Lucilio come i precetti della filosofia possano guidare alla virtù in mezzo ai falsi valori.
Gli studenti, a partire dalle 08:30, hanno sei ore di tempo a disposizione per completare traduzione e comprensione del testo.
Si ricordi che la seconda prova scritta vale 20 punti. Nel 2019, l'ultima volta che prima della pandemia di Covid la seconda prova scritta era stata scelta dal Ministero dell'Istruzione, erano usciti sempre al classico Tacito e Plutarco. Si trattava di una prova mista latino e greco.
Chi è Seneca e di cosa parlano le lettere a Lucilio
Seneca è un filosofo, drammaturgo e politico romano, tra i massimi esponenti dello stoicismo eclettico di età imperiale e tra gli autori latini più conosciuti e studiati.
Seneca non usciva alla Maturità dal 2017 e sale al primo posto della “classifica” degli autori più scelti dal dopoguerra a oggi: con 16 “apparizioni” eguaglia infatti Cicerone, assente dal 2009. Nell’ultimo esame di Stato pre-pandemia era stato infatti proposto un brano di Tacito.
Nel brano scelto per la seconda prova della Maturità 2023 al liceo Classico Seneca mostra all'amico Lucilio come i precetti della filosofia possano guidare alla virtù in mezzo ai falsi valori. Precisamente, "il testo proposto nella seconda prova del liceo Classico è tratto dalle Epistulae morales ad Lucilium di Lucio Anneo Seneca, un’opera scritta durante gli anni del ritiro a vita privata (62-65 d.C.) che consta di 124 lettere suddivise in venti libri. Si tratta di un brano tratto dalla lunghissima epistola 94 del quindicesimo libro costituita da settantaquattro paragrafi", ha specificato Skuola.net.
Il testo della versione di Seneca "Chi è saggio non segue il volgo"
Ecco, di seguito, il testo proposto per la seconda prova alla Maturità 2023:
"Non est per se magistra innocentiae solitudo nec frugalitatem docent rura, sed ubi testis ac spectator abscessit, vitia subsidunt, quorum monstrari et conspici fructus est. Quis eam, quam nulli ostenderet, induit purpuram? Quis posuit secretam in auro dapem? Quis sub alicuius arboris rusticae proiectus umbra luxuriae suae pompam solus explicuit? Nemo oculis suis lautus est, ne paucorum quidem aut familiarium, sed apparatum vitiorum suorum pro modo turbae spectantis expandit. Ita est: inritamentum est omnium, in quae insanimus, admirator et conscius. Ne concupiscamus efficies, si ne ostendamus effeceris. Ambitio et luxuria et inpotentia scaenam desiderant; sanabis ista, si absconderis.
Itaque si in medio urbium fremitu conlocati sumus, stet ad latus monitor et contra laudatores ingentium patrimoniorum laudet parvo divitem et usu opes metientem. Contra illos, qui gratiam ac potentiam attollunt, otium ipse suspiciat traditum litteris et animum ab externis ad sua reversum".
La traduzione della versione di Seneca "Chi è saggio non segue il volgo"
Ecco, di seguito, la traduzione del brano di Seneca scelto dal MIM per la seconda prova scritta alla Maturità 2023 per il liceo Classico:
"Di per sé la solitudine non è maestra di rettitudine né la campagna insegna la frugalità, ma quando se ne è andato un testimone e uno spettatore, si attenuano i vizi, il cui godimento è essere mostrati e osservati. Chi ha indossato la veste di porpora per non farla vedere a nessuno? Chi ha posto il cibo in un piatto d’oro quando è appartato? Chi, disteso sotto l’ombra di un qualche albero di campagna, ha esibito lo sfarzo del suo lusso da solo? Nessuno è elegante per i propri occhi, neppure per quelli di pochi o degli amici, ma dispiega l’apparato dei suoi vizi in proporzione alla folla che lo osserva.
È così: lo stimolo di tutto ciò per cui ci comportiamo da pazzi è un ammiratore e un testimone. Farai in modo che non desideriamo, se farai in modo che non ostentiamo. L’ambizione, il lusso e la sfrenatezza richiedono un pubblico: guarirai se li occulterai. Pertanto, se ci troviamo nel mezzo del chiasso delle città, un consigliere ci stia accanto e in opposizione ai lodatori di ingenti patrimoni lodi chi è ricco con poco e misura la ricchezza dall’uso che fa di essa. In opposizione a coloro che glorificano l’influenza e il potere, egli appunto riverisca una vita ritirata dedita agli studi e un animo che dai beni esteriori è ritornata a sé stessa".
Lo stile di Seneca lontano dalla concinnitas ciceroniana
Come si legge nell'analisi del testo a cura di Natalia Manzano di Ripetizioni.it "nel brano proposto è possibile individuare molte peculiarità della prosa senecana. Si nota facilmente l’inconcinnitas che si esplica in un periodare conciso con frasi spezzate e incalzanti volte e rendere l’espressione più immediata e a trasmettere in maniera chiara e diretta il messaggio al lettore. Ne consegue un forte prevalere della paratassi sull’ipotassi.
Tipico dello stile del filosofo di Cordoba è anche il ricorrere all’interrogazione che nel nostro passo troviamo nella successione di tre interrogative dirette caratterizzate dalla ripetizione anaforica del pronome interrogativo quis. Copioso è l’uso della variatio di cui troviamo un esempio nella frase che costituisce l’incipit della parte da tradurre. Altro elemento caratteristico della prosa senecana è il ricorrere a periodi ipotetici della realtà con apodosi al futuro semplice e protasi al futuro anteriore, secondo la legge dell’anteriorità, per descrivere esempi o fornire indicazioni. Per quanto riguarda la lingua di Seneca, essa non è complessa e si compone di parole usuali che devono però essere interpretate attentamente in base al contesto".