Giulia Cecchettin è la 105esima donna uccisa nel 2023. La 82esima in ambito familiare. Un dramma in seguito al quale la famiglia di Giulia, col papà Gino e la sorella Elena, hanno chiesto di “far nascere qualcosa perché non accada più”, di “fare rumore” e di denunciare, sempre. Se avete voglia di condividere le vostre testimonianze, Fanpage.it è aperto a voi. Scriveteci a segnalazioni@fanpage.it o cliccando qui. Se sei vittima di stalking o violenza chiama il numero 1522 – gratuito e attivo 24h su 24h. Pubblichiamo di seguito una delle tantissime testimonianze che stanno arrivando alla nostra redazione.
La lettera a Fanpage.it
Avevo appena sedici anni quando persi la testa per lui. Era perfetto, quello che tutte le ragazze del paese volevano, e lui voleva me. Mi diede il primo bacio e mi chiese di essere la sua ragazza. Dopo appena due giorni di relazione confessò di amarmi follemente e mi regalò il primo anello con la promessa di non lasciarmi mai. Sognavo.
Finalmente la ragazza timida e insicura poteva urlare al mondo di avere trovato – dopo tutte le delusioni precedenti – qualcuno che veramente l'amasse e fosse disposto a tutto pur di starle accanto. Qualcuno di bello, di romantico, di sorprendentemente protettivo.
Mi cercava sempre, mi scriveva sempre e io per lui c'ero sempre. Le giornate erano sempre scandite con una telefonata di almeno un'ora dopo scuola e la sera prima di andare a dormire, le rare volte che uscivo con le mie amiche rigorosamente femmine dovevamo stare al telefono e doveva salutare tutte.
Non mi entusiasmava perdere amicizie, tempo per me stessa, ma ero grata per i "ti amo", i mazzi incredibilmente giganti di rose rosse fuori da scuola quando veniva a trovarmi, i regali.
Poi però inizio a buttarmi i vestiti, a chiedermi di non andare in università e non cercare un lavoro perché tanto, una volta sposati, ci avrebbe pensato lui. Mi chiese di non andare più dalla psicologa che mi seguiva da anni per bulimia nervosa grave perché non serviva a niente, che ero già bellissima e avremo combattuto tutto assieme.
Su consiglio delle poche persone che mi erano rimaste iniziai a prendere le distanze. Iniziai a proporre meno chiamate e più tempo per me stessa, rapporti sessuali sicuri e a manifestare la mia voglia di studiare e crescere come persona. L'effetto fu devastante.
La persona dolce e premurosa che conoscevo iniziò a insultarmi. Improvvisamente ero diventata inutile, stupida, brutta, grassa e indesiderabile: la mia autostima era inesistente.
Mi controllava ossessivamente e mi faceva controllare dai suoi amici stessi, mi proibì categoricamente di andare al mare o in piscina, feste, parlare con persone di sesso maschile anche all'ufficio postale. Minacciò di morte un mio amico di vecchia data.
Mi fece letteralmente terra bruciata con tutti, voleva rimanessi sola. Inventò profili privati per estorcermi informazioni riguardo possibili tradimenti mai commessi. Desideravo lasciarlo ma minacciava di commettere suicidio o farsi del male nel caso in cui l'avessi fatto.
Mi convinsi definitivamente quando mi arrivò una sedia addosso davanti ai suoi familiari. Quando capii che il male fisico non era nulla, ma proprio nulla rispetto a quello psicologico e che non ero più disposta a sopportare più nulla di tutto ciò lo lasciai.
Seguirono giorni, settimane, mesi di pianti ma lui non si suicidò mai. Trovò un'altra ragazza e da lì, fortunatamente, divenni solo una tacca in più sulla cintura destinata a sbiadire. Non mi cercò più. E alla fine pensai quanto veramente fossi stata fortunata.