Sei carabinieri indagati per la morte di Taissir, il fratello mostra le foto: “Gli è stato fatto qualcosa”
Cosa è successo a Taissir Sakka? A distanza ormai di due mesi dal ritrovamento del corpo del 30enne tunisino nel parcheggio di un cinema a Modena, il fratello Mohamed continua chiederselo ogni giorno.
“Non mi darò pace finché non avrò capito com'è morto” dice a Fanpage.it, rendendo pubbliche per la prima volta alcune foto scattate poco dopo il ritrovamento. “Io ci vedo una persona a cui è stato fatto qualcosa – dice -. Non può essere morto così, per un malore, cadendo poi per terra in quel modo”.
Dopo i risultati dell'autopsia, che hanno escluso traumi compatibili con violenza o aggressioni, rimangono indagati sei carabinieri, di cui uno per l'accusa di morte come conseguenza di altro reato. Un aspetto che per il legale di Sakka, Fabio Anselmo, va approfondito ulteriormente.
Già a novembre aveva richiesto l'acquisizione di altre riprese, oltre quelle prese in considerazione nelle prime fasi delle indagini. “Dopo un mese e mezzo, ancora niente, nessuna novità” sottolinea però Mohamed Sakka. Entro la fine di dicembre, dovrebbe invece esserci a Modena un aggiornamento con gli esperti che si stanno occupando delle nuove analisi al cuore del giovane, dopo i primi accertamenti che ne avevano riscontrato una “grave cardiopatia congenita”.
La causa di morte, quindi, potrebbe essere quella, ma è stata innescata da qualcos'altro? A chiederselo è anche lo stesso Anselmo, il quale aggiunge: “Stiamo ancora aspettando la tac, abbiamo sollecitato”.
La salma di Taissir, nel frattempo, a fine novembre è stata trasportata in Tunisia dov'è stata sepolta. Il fratello parla anche di alcune persone che la mattina del ritrovamento avrebbero raccontato ad alcuni giornalisti giunti sul posto di non aver visto alcun corpo nel parcheggio del ritrovamento.
“Una signora, che ha il posteggio proprio lì, ha detto che non c'era nulla, anche suo marito -continua Mohamed-. Erano molto sicuri. E anche altri vicini hanno raccontato che alle sei del mattino lì non c'era ancora niente”. Le loro dichiarazioni sono state raccolte e verificate da chi indaga? È un altro degli interrogativi che si pongono sia l'avvocato che il fratello della vittima, rivolgendo un nuovo appello ad altre persone che possono aver visto qualcosa a parlare. “Io non accuso nessuno – conclude Mohamed – voglio solo la verità”.