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Segregata in casa: cos’è la famiglia sacrificante, dove la vittima è in balia dei suoi carnefici

La pensionata segregata a Campobasso era parte integrante di una famiglia disfunzionale. Alla base delle vessazioni anche un movente di tipo economico?
A cura di Anna Vagli
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Le immagini del lavandino da bucato che la 67enne doveva usare per lavarsi
Le immagini del lavandino da bucato che la 67enne doveva usare per lavarsi

La storia che arriva dalla provincia di Campobasso è agghiacciante. Una donna di sessantasette anni ha vissuto per ben ventidue anni segregata nella sua abitazione. Si era trasferita a casa di fratello e nuora dopo la perdita del marito e, dopo i primi periodi di normale convivenza, con il passare del tempo la pensionata era stata rinchiusa in una stanza al gelo ed era quotidianamente bersaglio di vessazioni fisiche e psicologiche.

L’incubo è durato fino a qualche giorno fa quando è stata liberata dai carabinieri e tradotta in una struttura protetta. Quali dinamiche si celano dietro una famiglia disfunzionale di questo tipo?

Una famiglia sacrificante

La vicenda della pensionata segregata è riconducibile a quella che in gergo tecnico si definisce famiglia sacrificante. Dove i legami sono minati alla radice e predominano i conflitti, i comportamenti vietati e gli abusi.

Una famiglia nella quale, il legame d’amore si sostituisce al sacrificio di sé. Costringendo così la vittima, più debole ed in evidente minoranza, a rimanere in balia dei suoi carnefici. Che, chiaramente, sono soggetti prevaricatori. Dunque, nessun spazio per l’amore, ma solamente una smodata esigenza di possesso e controllo.

Famiglia sacrificante era quella della pensionata di Bojano. Quest’ultima è stata infatti costantemente esposta, per ventidue anni, a violenza fisica e psicologica. Una violenza perpetrata da fratello e nuora, componenti prevaricatori del nucleo familiare disfunzionale.

Questi ultimi carnefici e in pieno delle loro facoltà mentali. In questo caso, non è prospettabile che fratello e nuora abbiano agito in preda a un qualche disturbo. Ventidue anni di condotte reiterate sono espressione di una lucidità agghiacciante.

La donna è stata costretta a vivere in una stanza ricavata a fianco della legnaia e senza riscaldamento. Nonché a lavarsi solamente una volta al mese nella vasca da bucato. E il motivo per il quale non si è mai ribellata né ha mai chiesto aiuto fino ad oggi è da ricondurre ad un meccanismo preciso che riguarda i ruoli cui accennavo poc’anzi.

Nello specifico, in un modello familiare di questo tipo, la vittima finisce – in una visione totalmente distorta – per riconoscere autorevolezza e autorità ai suoi aguzzini. In aggiunta, non meno pregnante è sicuramente stata l’attività manipolatoria perpetrata da fratello e nuora.

Una manipolazione forte, sicuramente contraddistinta da pressioni psicologicamente non sottostimabili. Al contrario, pregnanti al punto di impedirle di rivelare la sua condizione

Difatti, una manipolazione di questo tipo porta gradualmente a perdere il controllo su se stessi, a modificare le proprie credenze e i propri valori. In altri termini, molto spesso induce a spostare i confini della propria “zona personale”.

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Il movente

Per chi indaga oggi il movente è sconosciuto. Alla base della vicenda soltanto meccanismi riconducibili alla famiglia disfunzionale? È molto difficile crederlo. Al contrario, è plausibile che gli investigatori scandaglieranno le disponibilità economiche della famiglia, inclusi gli averi della pensionata. Difatti, appare più che verosimile che gli anni di angherie e vessazioni abbiano a che fare con somme di denaro e beni di altra natura nella disponibilità della vittima. In proposito, ne sapremo di più con la chiusura delle indagini.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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