La storia che arriva dalla provincia di Campobasso è agghiacciante. Una donna di sessantasette anni ha vissuto per ben ventidue anni segregata nella sua abitazione. Si era trasferita a casa di fratello e nuora dopo la perdita del marito e, dopo i primi periodi di normale convivenza, con il passare del tempo la pensionata era stata rinchiusa in una stanza al gelo ed era quotidianamente bersaglio di vessazioni fisiche e psicologiche.
L’incubo è durato fino a qualche giorno fa quando è stata liberata dai carabinieri e tradotta in una struttura protetta. Quali dinamiche si celano dietro una famiglia disfunzionale di questo tipo?
Una famiglia sacrificante
La vicenda della pensionata segregata è riconducibile a quella che in gergo tecnico si definisce famiglia sacrificante. Dove i legami sono minati alla radice e predominano i conflitti, i comportamenti vietati e gli abusi.
Una famiglia nella quale, il legame d’amore si sostituisce al sacrificio di sé. Costringendo così la vittima, più debole ed in evidente minoranza, a rimanere in balia dei suoi carnefici. Che, chiaramente, sono soggetti prevaricatori. Dunque, nessun spazio per l’amore, ma solamente una smodata esigenza di possesso e controllo.
Famiglia sacrificante era quella della pensionata di Bojano. Quest’ultima è stata infatti costantemente esposta, per ventidue anni, a violenza fisica e psicologica. Una violenza perpetrata da fratello e nuora, componenti prevaricatori del nucleo familiare disfunzionale.
Questi ultimi carnefici e in pieno delle loro facoltà mentali. In questo caso, non è prospettabile che fratello e nuora abbiano agito in preda a un qualche disturbo. Ventidue anni di condotte reiterate sono espressione di una lucidità agghiacciante.
La donna è stata costretta a vivere in una stanza ricavata a fianco della legnaia e senza riscaldamento. Nonché a lavarsi solamente una volta al mese nella vasca da bucato. E il motivo per il quale non si è mai ribellata né ha mai chiesto aiuto fino ad oggi è da ricondurre ad un meccanismo preciso che riguarda i ruoli cui accennavo poc’anzi.
Nello specifico, in un modello familiare di questo tipo, la vittima finisce – in una visione totalmente distorta – per riconoscere autorevolezza e autorità ai suoi aguzzini. In aggiunta, non meno pregnante è sicuramente stata l’attività manipolatoria perpetrata da fratello e nuora.
Una manipolazione forte, sicuramente contraddistinta da pressioni psicologicamente non sottostimabili. Al contrario, pregnanti al punto di impedirle di rivelare la sua condizione
Difatti, una manipolazione di questo tipo porta gradualmente a perdere il controllo su se stessi, a modificare le proprie credenze e i propri valori. In altri termini, molto spesso induce a spostare i confini della propria “zona personale”.
Il movente
Per chi indaga oggi il movente è sconosciuto. Alla base della vicenda soltanto meccanismi riconducibili alla famiglia disfunzionale? È molto difficile crederlo. Al contrario, è plausibile che gli investigatori scandaglieranno le disponibilità economiche della famiglia, inclusi gli averi della pensionata. Difatti, appare più che verosimile che gli anni di angherie e vessazioni abbiano a che fare con somme di denaro e beni di altra natura nella disponibilità della vittima. In proposito, ne sapremo di più con la chiusura delle indagini.