Sedicenne in tribunale: i genitori le impongono l’aborto
I genitori di una sedicenne le impongono di abortire: al netto rifiuto della figlia, la coppia decide di portare il caso in tribunale. Accade nella provincia di Trento, la sedicenne è incinta di un bambino destinato già ad un travagliato futuro. Fidanzata con un ragazzo di origini albanesi senza casa né lavoro, la giovane non rinuncia al suo bambino, opponendosi fermamente alla richiesta dei genitori. Disperati per il futuro della figlia, la coppia ha tentato in tutti i modi di discuterne pacatamente, e le ragioni che avevano portato i due a chiedere anche l’aiuto della sorella maggiore, cui la ragazza incinta è fortemente legata, sono molteplici: il fidanzato albanese ha maltrattato fisicamente la sedicenne, non ha una casa, né un lavoro, e ha diversi precedenti penali.
Relazione violenta, secondo aborto
I fidanzatini avevano già attraversato un analoga vicenda, lo scorso anno: la ragazza aspettava un bambino e anche allora non risultò facile convincerla a prendere la pillola del giorno dopo. Al di là della relazione burrascosa, e della risolutezza nel tenere il bambino, la vita della ragazzina proseguiva come quella di una qualsiasi sedicenne della città: trenta chilometri per raggiungere Trento, dove frequenta la scuola per diventare parrucchiera e dove vede amici e fidanzato.
Aborto imposto in tribunale
Stavolta i genitori della ragazzina portano il caso in tribunale, chiedendo al giudice di costringerla ad un aborto. La legge 194, però, non è dalla loro parte: nel caso di minori, infatti, è consuetudine pensare che siano i genitori ad avere un ruolo centrale nella decisione che porta all’aborto, ma stavolta i ruoli sono rovesciati. Il caso è stato seguito dal pubblico ministero Fabio Biasi, che sintetizza: