Succede ogni volta che scende il dolore. E succederà ancora. Osservare l'Italia in queste ore è un esercizio che riempie il cuore: la preoccupazione si scioglie subito nel prendersi cura e ognuno, secondo la propria responsabilità, le proprie possibilità e nello svolgimento e della propria funzione, concorre alla "crescita e materiale del Paese" come recita quel meraviglioso articolo della Costituzione. Tolti i soliti raccattatori di voti (che dimostrano, almeno questo, di sciacallare migranti e italiani nello stesso stupido modo), i Vigili del Fuoco, gli uomini della Protezione Civile, gli uomini delle Forze dell'Ordine, i concittadini nei luoghi del dolore sono il simbolo di un Paese bellissimo.
Un'Italia così lontana da quella che accumula barricate per evitarsi i bambini siriani, un'Italia così diversa da quella tutta bile, veleno e vendetta che spesso ci ritroviamo a raccontare. ∫ Se vi capita di rileggere le cronache dei terremoti o degli alluvioni negli anni passati ogni volta emerge un popolo fiero di prestarsi all'aiuto, pronto a superare coraggiosamente (e talvolta eroicamente) i limiti dei luoghi, dei corpi e anche gli errori e le lentezze della politica.
Ecco, io credo che se questo Paese riuscisse a trovare la leva che attiva la sua parte migliore in queste occasioni, se si imparasse ad accendere il meccanismo senza bisogno di lutti e devastazioni saremmo ben lontani dalla situazione attuale. Forse il fallimento della politica e della classe dirigente (che ne ha decretato il progressivo allontanamento dalle persone) è proprio questo: non si riesce ad accendere le stesse forze (che si mettono in campo per il salvataggio e la ricostruzione) nella costruzione di un Paese.
Riuscire a tenere vivi la tensione, l'impegno, la forza, l'altruismo e il cuore di queste ore, riuscire a usarlo per occuparsi di tutti è la vera sfida dell'epoca che viene. Non è vero che l'Italia e gli italiani siano irrimediabilmente persi: manca l'ideale perché continuino a scalare le montagne. E su questo, forse, la nostra classe dirigente dovrebbe interrogarsi. Magari smettendola di sperare (come sta facendo in queste ore) semplicemente di essere confusa con la parte migliore in nome di una "pacificazione" in nome del lutto.
Questa è un'Italia davanti cui togliersi il cappello.