“Se parli uccidiamo i tuoi genitori”: condannati gli stupratori di due ragazze a Reggio Calabria

L'inchiesta "Masnada" della Procura di Palmi un anno fa aveva svelato i responsabili di uno stupro nei confronti di due ragazzine avvenuto a Seminara, in provincia di Reggio Calabria. Le giovani erano rimaste in silenzio perché i loro aguzzini, quindici uomini e ragazzi, appartenevano quasi tutti a famiglie della criminalità organizzata di Gioia Tauro. Ora il giudice per le indagini preliminari di Palmi ha deciso sei condanne dopo un processo con rito abbreviato: Rocco Raco ha avuto la pena più alta di 13 anni, Giuseppe Francesco Caia otto anni, Salvatore Infantino e Emanuele Montani sette anni, Michele Piccolo e Placido Caia cinque anni. Nei loro confronti non sono state riconosciute le aggravanti.
Già dai primi accertamenti era emerso che nel cellulare del fidanzato di una delle due vittime e di alcuni amici, che in quel momento partecipavano alla violenza sessuale, erano stati trovati i video degli stupri. Nell'audio si sentirebbero gli indagati mentre insultano e offendono le ragazze: audio e immagini che poi facevano il giro di chat con amici. Tra i responsabili c'erano anche tre minorenni, riconosciuti coinvolti nel reato dalla Procura per i minorenni. Ma come erano partite le indagini?
Tutto sarebbe emerso da una inchiesta antimafia sul territorio di Gioia Tauro. Tra gli arrestati infatti – come riporta La Repubblica – c'erano persone "di interesse investigativo". Appartenevano alle famiglie e ai clan più in vista della criminalità organizzata della Piana di Gioia Tauro. La Procura un anno fa aveva spiegato che era riuscita a intercettare l'organizzazione della violenza: per questo sono intervenuti subito in soccorso alle due ragazze, senza aspettare oltre. Nelle conversazioni era stato scoperto che avrebbero agito nella violenza più persone, quasi una quindicina.
Le ragazze, una delle due aveva 14 anni, non hanno denunciato per paura perché sotto minaccia e perché conoscevano il loro peso criminale. Gli stupratori dicevano loro che avrebbero ucciso i loro genitori se avessero parlato.