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“Se la sono cercata”? Tornate a casa e parlate con i vostri figli, vi si aprirà un mondo

Girare sui social quando arrivano notizie come queste è altamente nocivo. C’è chi dice che le due ragazze violentate “se la sono cercata”. Fatevi spiegare dai vostri figli com’è facile essere considerate “ragazze facili”, e come è difficile difendersi.
A cura di Enrico Galletti
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Ci sono premesse e premesse, precisazioni doverose e frasi di contorno. Ma una, in questo caso, è necessaria: chi scrive, adesso, ha 18 anni. Non è uno psicologo, uno psicanalista, e nemmeno un sociologo. È un ragazzo che guarda il mondo e lo commenta. Tutto qua. Un ragazzo che in discoteca ci va, che si diverte, e che di anni di differenza con le ragazze stuprate a Firenze dai due carabinieri ne ha solo tre. Dai, non dite che le dinamiche della discoteca non le conoscete. Sembra che vedere due ragazze ubriache, di sabato sera, sia un episodio più unico che raro. In realtà sono scene che, in una serata di divertimento tipo, si ripetono e toccano sempre diverse persone. Per carità, non che bere sia un atteggiamento da giustificare, anzi, però a fare strano in questi casi è l'ipocrisia.

Girare sui social quando arrivano notizie come queste è altamente nocivo. O meglio, ti fa rendere conto di come i social siano la libertà di parola data agli incoscienti. Ho letto che, "se le due ragazze sono state stuprate è solo colpa loro", che in fondo, "se la sono pure cercata". Erano commenti cattivi, che si mischiavano a chi cercava di capirne di più. E chi li scriveva, probabilmente senza pensarci due volte, aveva un nome e un cognome, non si nascondeva dietro profili anonimi. Ricordo di avere aperto il profilo di un paio di questi commentatori seriali. Ho visto foto di madri e padri abbracciati ai loro figli. Diciassette, diciotto, vent'anni. E allora mi sono chiesto se questi leoni da tastiera che sparano a zero sulle due ragazze si saranno messi a parlare con i loro figli. Quantomeno per cercare di capirne di più, per cercare da loro delle risposte, per capire come vanno veramente le cose. Per farsi dire se chi beve, il sabato sera, certe cose "se le va a cercare da solo" o semplicemente non ha le persone giuste al suo fianco. Ma soprattutto, per capire se loro, i loro figli, come me si fiderebbero ciecamente di due carabinieri. Non erano loro, i genitori, a dire ai figli da piccoli di "non fidarsi degli sconosciuti" o, al limite, "di rivolgersi ai carabinieri"? E se due carabinieri ti mettono all'angolo?

Cari genitori, stasera, quando tornerete a casa andate dalle vostre figlie, e fatevi dire quanto sia difficile, in una normale serata di divertimento, avere a che fare con quella gente che ti sta con il fiato sul collo, che nonostante tu abbia ripetutamente rifiutato il suo invito a bere insieme, non se ne va. Fatevi spiegare quell'algoritmo secondo cui se ti vesti bene, puoi essere etichettata come una ragazza "facile", e di quando fuori dal locale temi di rivedere quel tizio molesto che qualche ora prima hai cacciato in malo modo.

Mediatate, gente, meditate. E prima di commentare parlateci, con i vostri figli. E capiteli.

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