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Guerra in Ucraina

Se la Russia tagliasse le forniture di petrolio, la benzina potrebbe arrivare a costare 3€ al litro

Il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, spiega a Fanpage.it che si tratta di uno scenario al momento poco probabile, ma non impossibile.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Se si chiudessero i tubi dalla Russia, l'inflazione salirebbe al 14% e la benzina arriverebbe a 3 euro al litro". A lanciare l'allarme ai microfoni di Fanpage.it è Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e professore di Economia all'Università di Bologna. Il docente sottolinea che si tratta di uno scenario improbabile al momento, ma aggiunge anche che diverse volte negli ultimi mesi le sue previsioni sono state smentite, vista la fluidità della situazione in Ucraina.

Cosa potrebbe succedere in Italia se venissero interrotte le forniture di gas dalla Russia?

Lo scenario dello stop al gas russo (con la fine delle forniture da parte europea o da parte di Mosca) al momento è poco attendibile, perché tutti sono terrorizzati dal tagliare le importazioni. L'effetto sarebbe insostenibile, il prezzo supererebbe i 300 euro per megawattora e l'inflazione schizzerebbe al 14%. Però siamo in una guerra e tante volte negli ultimi mesi sono stato smentito dai fatti, quindi bisogna stare attenti, perché qualsiasi cosa può succedere.

Negli anni '70 abbiamo avuto un'inflazione anche al 17%, eppure in qualche modo abbiamo retto.

Vero, ma non avevamo un debito così grande. Questo è il problema principale dell'Italia, ma direi in generale delle grandi economie globali. Poi non venivamo da una pandemia, non c'era così poco petrolio in giro e non consumavamo così tanta energia come ne consumiamo adesso. Infine le riduzioni di rifornimenti, allora di petrolio, furono pesanti, ma limitate nel tempo.

A proposito di petrolio, con lo stop a tutte le forniture da Mosca la benzina a quanto può arrivare?

Anche a 3 euro al litro, con un prezzo di mercato tra 200 e 300 dollari al barile. Dovremmo chiedere all'Arabia Saudita, ma non riuscirebbe a soddisfare il nostro fabbisogno e inizierebbe una spirale al rialzo dei prezzi. Sarebbe un cataclisma: è un'ipotesi che fa paura, anche se, ripeto, per ora poco probabile.

E se succede, che si fa?

In Italia c'è un piano d'emergenza, ma in ogni caso, a prescindere da eventuali peggioramenti, bisogna usare più carbone e più legname per il riscaldamento. Non solo, si dovrebbero razionare in parte i consumi e sperare di importare gas da altri Paesi, estraendone contemporaneamente di più in Italia. Infine: serve un tetto ai prezzi su gas e petrolio al livello europeo e se possibile internazionale.

Il piano della Commissione europea RePowerEu può aiutare a calmierare i prezzi? Si parla di eliminare circa 100 miliardi di metri cubi di gas consumato in un anno e altri 55 più avanti.

Si tratta di cifre irrealistiche nel breve periodo. Funzionerebbe se andassimo solo a pannelli solari e pale eoliche, ma purtroppo per ora è impossibile: ci vorrà del tempo. La prospettiva in cui smettiamo di importare gas e petrolio dalla Russia è di lungo termine.

L'Italia aggiunge che c'è bisogno di un vero mercato comune dell'energia con stoccaggi condivisi, oltre a un tetto al prezzo del gas.

Il mercato comune del gas esiste già, va implementato, rendendo più efficace il funzionamento degli stoccaggi, ma magari si risolvesse così il problema. La politica fa proclami che difficilmente si riscontrano con la realtà. Possiamo inventarci tutte le gestioni più sofisticate possibili per i nostri stoccaggi, ma la sostanza non cambia. Sicuramente, però, dobbiamo evitare di fare come l'anno scorso, in cui ci siamo trovati senza scorte all'inizio dell'inverno.

Intanto si parla anche di aumentare le sanzioni contro la Russia. Già così l'Istat parla di un effetto negativo dello 0,7% sul Pil: non si rischia di farci del male?

Vedo poco coraggio da parte dell'Unione europea: certamente ci si fa del male e ci sarebbero ulteriori effetti sul Pil, ma qui stiamo parlando di una guerra in un Paese europeo. Immaginiamo di vedere il nostro supermercato sotto casa distrutto dalle bombe, di fronte a queste cose il Pil italiano è in secondo piano. Se le cose peggiorassero in maniera drastica, poi, altro che passare dal 4% al 3% di crescita, si va in recessione, ma è un problema di tutto il mondo.

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