Mps, Formigoni, Finmeccanica, Fitto, Rizzoli: sono questi i fronti caldi della raffica di inchieste, con arresti e provvedimenti giudiziari, che ha investito la politica in piena campagna elettorale. In alcuni casi, poi, verbali ed indiscrezioni sono talmente rilevanti e spiazzanti, da monopolizzare l'attenzione dei media, oltre che costituire il "privilegiato terreno di scontro politico" (altro che programmi ed idee per il futuro del Paese). E, ovviamente, accanto a chi si chiede "a chi giovi tutto ciò", c'è invece chi è sicuro che si tratti di una mossa dei giudici politicizzati per influire sull'esito delle elezioni politiche. Ad aprire le danze Silvio Berlusconi e a seguire a ruota Sallusti e Belpietro che, dalle pagine del Giornale e di Libero puntualizzano (nell'ordine):
L'uso spregiudicato della giustizia distrugge le persone ma anche il Paese. Uno per tutti: il caso Finmeccanica, che pare creato apposta per oscurare la vicenda Montepaschi, molto scomoda alla sinistra. […[ E se fra due anni, come accaduto in piccolo a Minzolini, si scopre che non c'è stato reato, chi ripagherà i miliardi di commesse persi a favore di aziende francesi o tedesche? (A.S.)
Sono quasi tutti provvedimenti contro personaggi in qualche modo vicini al centrodestra. […] In questo caso, forse per evitare che le cose vadano a finire come vent'anni fa, l'intervento della magistratura è preventivo. Anziché rinviare a urne chiuse ogni provvedimento sembra quasi che ci sia un'accelerazione a firmare in tempo la misura preventiva o ad emettere la sentenza. (M.B.)
Ma il punto è proprio questo: la tempistica. Davvero è pensabile che un magistrato o un inquirente postdatino provvedimenti ed inchieste, rimandino appostamenti o intercettazioni, rinviino blitz o arresti solo a causa dell'approssimarsi delle elezioni politiche? Davvero il modello di giustizia che abbiamo in mente è quello di giudici ed inquirenti che consultano il calendario prima di firmare mandati e compiere retate? Ma soprattutto, davvero reputiamo così instabili gli elettori italiani e abbiamo così poca fiducia della loro capacità di discernimento, da ipotizzare che milioni di voti possano passare da uno schieramento all'altro in poche ore?
Senza contare che il discorso sarebbe poi un altro. E investe, per dirla con Sorgi, "un Paese che appare, a giudicare dall'urgenza e dalla portata delle iniziative giudiziarie, più corrotto di quel che si sapeva o si poteva immaginare. […] Con un arricchimento opaco che è del tutto personale. E ciò accade mentre l'Italia attraversa la sua crisi più grave e dopo cinquant'anni vede riaffacciarsi la fame, quella vera". Senza per questo dimenticare il garantismo, probabilmente si può aprire una seria riflessione sui costumi di politica, istituzioni e imprenditori. Anche, anzi a maggior ragione durante la campagna elettorale. Perché la corruzione ed il malaffare sono i cancri che divorano il nostro Paese, bruciando risorse, bloccando la crescita e storpiando il futuro degli italiani. E che fenomeni di questo genere siano relegati a "tema minore" in una campagna elettorale che invece verte su presenzialismo e promesse ai limiti del surreale è davvero un paradosso. Una assurdità che ci impedisce persino di immaginare un Paese diverso, in cui (come è logico che sia) non sia la magistratura a fare pulizia di una classe politica indecente (come, al netto di errori e pure di riabilitazioni "evitabili, è avvenuto vent'anni fa), ma i cittadini stessi. Un Paese migliore, in cui la corruzione ed il favore non siano la prassi, ma l'eccezione (deprecabile e punita). E non solo in politica.