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“Se c’era da aiutare si lanciava senza pensare ai pericoli”. Parla il padre di Giacomo, accoltellato a Mestre

Luca Gobbato, il padre del 26enne accoltellato la notte tra venerdì e sabato in Corso del Popolo a Mestre. “Giacomo si buttava nelle cose, d’istinto, senza pensarci. Se c’era da aiutare si lanciava, senza ragionare sui pericoli, sulle conseguenze a cui poteva andare incontro. Era così. Amava e si faceva amare”.
A cura di Davide Falcioni
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"Giacomo si buttava nelle cose, d'istinto, senza pensarci. Se c'era da aiutare si lanciava, senza ragionare sui pericoli, sulle conseguenze a cui poteva andare incontro. Era così. Amava e si faceva amare. Di mio figlio scrivete solo cose belle e non importa se esagerate, perché tutto ciò che di buono scriverete di Giacomo, è sicuro che corrisponde alla realtà". A parlare è Luca Gobbato, il padre del 26enne accoltellato la notte tra venerdì e sabato in Corso del Popolo a Mestre.

L'uomo, ex direttore generale dell'azienda di rifiuti Jtaca della città di Jesolo, ieri ha partecipato alla manifestazione organizzata dal Centro sociale Rivolta, di cui il figlio era un attivista. "Ero stato invitato al compleanno di un amico insegnante che festeggiava i 45 anni in un bar a Mestre – racconta Luca Gobbato al Corriere – Così sono partito da Jesolo e ho chiamato lui e il suo amico Sebastiano. Ho detto venite a bere una birra anche voi e ci siamo trovati lì". Dopo la festa lui è ripartito mentre Giacomo e Sebastiano sono rimasti ancora un po' per poi incamminarsi a piedi. "So solo che quando ormai ero alle porte di Jesolo paese, quasi a casa, l'amico mi ha richiamato e mi ha detto: ‘Torna subito indietro, hanno accoltellato Giacomo'. Con il cuore in gola ho invertito la marcia e sono ripartito. Arrivato lì non ho potuto vedere mio figlio. Era già dentro a un'ambulanza. La dottoressa si è rivolta a me e ha detto: ‘Stiamo facendo il possibile. Ma già le dico che le sue condizioni sono gravissime'. Ho chiamato la mamma, Valentina. Noi siamo separati. Lei ancora non aveva saputo niente".

L'accoltellatore, ha aggiunto il padre di Giacomo Gobbato, "non si è fermato neanche dopo aver colpito all'addome mio figlio e a una gamba il suo amico Sebastiano, li ha lasciati a terra è andato ad aggredire un'altra ragazza, anche lei finita in Pronto soccorso ferita". All'esterno dell'ospedale per il c'erano una cinquantina di persone. "Tutti amici di mio figlio  tutti compagni del centro Rivolta come lui li chiamava e io per rispetto di Giacomo, anche se posso non essere d'accordo con l'ideologia, li chiamo così – ‘compagni' – nel senso più alto del termine".

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