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Scuola: torna la geografia, ma solo negli istituti tecnici e professionali

Da quest’anno la geografia generale ed economica sarà di nuovo materia di studio negli istituti tecnici e professionali. Restano però esclusi i licei.
A cura di Susanna Picone
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Da quest’anno a scuola si torna a studiare la geografia generale ed economica. E anche se lo studio della geografia andrà in scena solo negli istituti tecnici e professionali (i licei restano esclusi) per gli accademici si tratta di una prima vittoria. A spiegare la battaglia per reintrodurre la materia nelle scuole (era stata la riforma Gelmini a toglierla dall’offerta formativa, la Carrozza aveva poi deciso di reintrodurla e la Giannini ha ora firmato un decreto) è Franco Farinelli, docente di Geografia all’università di Bologna e presidente dell’Associazione dei geografi italiani. Farinelli – si legge sul Corriere della Sera – ha spiegato che per riportare la geografia a scuola si sono mobilitati in tanti perché “è una esigenza collettiva, una battaglia comune che stiamo portando avanti a tutti i livelli, dalle medie alle università”.

Le competenze che acquisiranno gli studenti

Le linee guida del ministero sono state lette attentamente dai geografi che hanno riscontrato luci e ombre: “Dobbiamo ammettere con piacere che, lette sulla carta, le competenze di base che gli alunni acquisiranno sono decisamente complesse e pertinenti ai nostri tempi. È scomparsa la vecchia a distinzione tra vicino e lontano, come se la distanza fosse oggi decisiva – ha spiegato Farinelli -. Si parla invece di sistematicità e complessità: la comprensione del cambiamento attraverso il confronto diacronico fra epoche e sincronico fra aree geografiche”. Secondo Farinelli la crisi della scuola pubblica ha spazzato via troppo presto i libri di geografia mentre in altri Paesi europei la situazione è diversa e la geografia rappresenta la scienza sociale più importante.

Chi insegnerà la geografia agli studenti?

È ancora il professor Farinelli a commentare il ritorno della geografia a scuola e ad affrontare il problema di chi dovrà insegnare questa materia: “Noi speriamo che siano docenti con specifica preparazione, ma in Italia siamo una piccola comunità: 350 tra ricercatori e ordinari e sono pochi coraggiosi i laureati in Geografia”. Il professore ha spiegato che nelle linee guida del ministero non si fa alcun riferimento alle classi di concorso dei docenti e alla loro specializzazione: “Questo silenzio ci preoccupa molto. Aprire le porte in maniera sconsiderata vorrebbe dire vanificare tutto il nostro sforzo”. Insomma, a suo dire un docente poco preparato finirà per danneggiare gli studenti.

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