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Scuola, la denuncia di un’educatrice a Fanpage: “Tutele assenti e condizioni ai margini della dignità”

Il racconto di Paola, giovane educatrice che ha svolto la professione nell’ultimo anno in una scuola milanese: “È un lavoro ai margini della società, dovremmo essere un faro per i ragazzi. Nessuno vuole fare questo mestiere”.
A cura di Matteo Pelliccia
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Una professione spesso fraintesa, talvolta giudicata come non essenziale. Una figura che si trova in una posizione intermedia tra insegnante di sostegno, psicologo e assistente sociale. Un impiego con retribuzione scarsa, poca sicurezza lavorativa e instabilità. Tuttavia, coloro che operano all'interno delle istituzioni scolastiche comprendono perfettamente: il loro è un ruolo di cruciale rilevanza.

"Nell'ultimo anno ho lavorato come educatrice scolastica a Milano: sono stata pagata 900 euro al mese per 38 ore settimanali. Le ferie non erano pagate, tutte le volte che la scuola era chiusa e i ragazzi che seguivo erano assenti, non avevo diritto a essere retribuita" comincia così il racconto di Paola a Fanpage.it.

"Tutti i miei colleghi erano del Sud ed erano venuti a Milano per fare questo lavoro, ritenendo di essere pagati molto rispetto al Meridione, dove gli stipendi, per lo stesso impiego e per le stesse ore, spesso sono di 450-500 euro al mese" continua a raccontare la giovane. "Noi stessi educatori, che ci dovevamo occupare di aiutare i ragazzi in un momento delicato, ci trovavamo in una situazione di marginalità sociale, faticando ad arrivare a fine mese: eravamo noi i disperati".

Qual è il ruolo degli educatori nelle scuole

La professione dell'educatore è regolamentata dalla legge 205/2017 e ha il compito di supportare individui in situazioni di difficoltà. Nelle scuole italiane, si trovano numerosi giovani con disabilità fisiche o vari disturbi, quali quelli cognitivi, comportamentali, emotivi, relazionali e familiari. Ed è proprio in questo contesto che l'educatore entra in gioco, guidando bambini e adolescenti nel loro percorso di crescita scolastica e personale. La sua attività non è centrata sull'insegnamento tradizionale, poiché non impartisce lezioni di materie come matematica o italiano, non ha accesso ai registri e non assegna voti.

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Il suo ruolo principale consiste nell'accompagnare la persona, comprendendone i bisogni e fornendo supporto per superare le sfide che affronta. Per diventare educatore, è necessario conseguire una laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione (L-19). In genere, questa figura professionale viene assunta e retribuita da cooperative o altre organizzazioni del terzo settore, tramite finanziamenti forniti dai Comuni o dalle Agenzie di tutela della salute (Ats).

Cooperative che, però, per la difficoltà di trovare personale, spesso assumono persone con il solo diploma, come racconta Paola a Fanpage.it: "Nessuno vuole fare l'educatore a 900 euro al mese in una città come Milano, dove più della metà dello stipendio se ne vanno per una stanzetta condivisa in periferia: questo è molto grave perché lavorare con una certa utenza richiede una competenza individuale e relazionale molto alta".

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"L'educatore vive un isolamento sociale"

Secondo un'indagine del 2019 condotta dall'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (Inapp), in Italia ci sono circa 90.000 educatori, che rappresentano circa lo 0,43% dell'intera forza lavoro nel Paese. Questa categoria professionale collabora occasionalmente in team con psicologi e insegnanti di sostegno, anche se le loro mansioni e i loro scopi sono distinti. Tuttavia, frequentemente si verificano equivoci che li fanno confondere con tali figure.

Una possibile motivazione viene fornita da Paola: "L'educatore vive un isolamento sociale: non ci sono riunioni d'équipe in cui confrontarsi, durante l'anno avrebbe bisogno di essere aiutato e seguito. Sarebbe necessaria una supervisione che è assente, sempre nella logica del risparmio e del profitto che va addosso ai ragazzi e alla fine non c'entrano con queste dinamiche" racconta la giovane a Fanpage.it. "Bambini e adolescenti si trovano ad avere educatori che arrabattano sulla loro stessa vita, dovremo essere un faro e invece ci ritroviamo ad essere una candela".

Stipendi bassi e condizioni indegne

Tra tutte le professioni elencate nel contratto collettivo nazionale che richiedono una laurea, l'educatore è quella che riceve il compenso più basso. La retribuzione media si attesta intorno ai 1.100 euro al mese quando lavora a tempo pieno, ma questa situazione è rara. Si tratta di una figura professionale che si trova ai margini delle condizioni dignitose, sia dal punto di vista retributivo che professionale.

Paola dice a Fanpage.it che "la puntualità, preparazione e i doveri richiesti dalla scuola sono quelli di un docente, ma le garanzie economiche e sociali sono molto diverse. Spesso quando dicevo alle persone che facevo l'educatrice non sapevano nemmeno quello che facevo".

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La giovane ha iniziato il suo lavoro con aspettative molto diverse: un contratto di 36 ore settimanali, uno stipendio di 1.300 euro al mese, impegnata al mattino con gli studenti di un istituto tecnico e al pomeriggio con i bambini per il doposcuola. "Nel gennaio 2023, il primo mese completo dopo le festività natalizie, ho ricevuto uno stipendio di 900 euro: con questa cifra, a Milano, non sarei riuscita nemmeno a coprire l'affitto di un monolocale, figuriamoci a vivere".

Paola racconta di avere scelto questo lavoro perché consapevole che dopo la laurea in filosofia le possibilità nel suo ambito erano molto limitate: "In generale, sono stata sempre attratta dal mondo del sociale. Avevo già lavorato in questo campo a Napoli e mi piaceva molto l'idea di farlo in un altro contesto".

Il primo impiego di Paola dopo laurea è stato proprio quello di educatrice: "Il contratto è stato fatto in fretta e furia e ho firmato con le valigie pesantissime di un trasloco appena fatto. I miei tentativi di chiedere delucidazioni maggiori riguardo l'incarico che avrei svolto nei prossimi mesi è stato liquidato con ‘Vedrai, ti troverai bene'.

Una professione poco allettante

Un altro aspetto problematico associato alla figura dell'educatore riguarda la mancanza di protezioni sindacali effettive. Gli educatori hanno una grande responsabilità verso gli studenti e raramente partecipano a scioperi, poiché non possono abbandonarli senza supervisione.

Inoltre, per raggiungere il monte ore necessario, spesso sono costretti ad accettare più incarichi contemporaneamente, a spostarsi tra diverse scuole o a visitare le famiglie in diverse città. Gli educatori sono spesso considerati come un complemento degli insegnanti di sostegno e sono chiamati a lavorare nelle fasce orarie rimanenti.

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Le opportunità di avanzamento di carriera sono poi limitate, e gli aumenti salariali legati all'anzianità sono praticamente insignificanti. Il livello di stress legato al lavoro è molto elevato, dato che gli educatori devono assumersi la responsabilità di studenti con problemi. Per tutte queste ragioni, la professione risulta poco allettante, e molti preferiscono cercare un'assunzione a scuola tramite il sistema delle Mad (Messa a disposizione), che implica una candidatura spontanea per posizioni di supplenza.

Nei più recenti studi di psicoterapia, si dice che è la relazione che cura, ma la testimonianza portata da Paola a Fanpage.it è di tutt'altro avviso. "Spesso venivo relegata con il computer in un banchetto lontano da tutti in classe e mi veniva chiesto di prendere appunti durante sette ore di lezione. La scuola è un'organizzazione scandita da tempi lineari e precisi: ci sono campanelle, intervalli, pause, e i tempi veri per curare la relazione di cui tanto si parla erano pochi. È evidente la contraddizione con il ruolo che mi veniva affidato".

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