Scuola e misure Covid: “Un incubo per mio figlio autistico: se ha una crisi non ci si può avvicinare”
I bambini italiani che hanno ricominciato la scuola lo scorso 14 settembre, tra misure anti Covid e ritardi, si sono trovati a fronteggiare una quotidianità molto diversa da quella a cui erano abituati. Un rientro difficile, soprattutto per i piccoli affetti da disabilità. “Per mio figlio autistico il rientro a scuola è stato un incubo”, racconta Silvia (nome di fantasia) a Fanpage.it. “Questo nuovo tipo di scuola, dove giustamente vengono applicate le precauzioni per contenere il virus, non è però a misura dei bimbi come il mio. In molti casi, il loro benessere non è stato tutelato in alcun modo e non sono state trovate soluzioni alternative, adatte alla loro condizione”.
Il figlio di Silvia si chiama Marco, ha sei anni ed è affetto da autismo di livello due, che causa deficit nella comunicazione sociale, iperattività e autolesionismo. Quest’anno ha cominciato a frequentare una scuola elementare di Brescia, trovandosi catapultato all’improvviso in un mondo incapace di comunicare con lui. “L’insegnante di sostegno non c’è ancora e non sappiamo se e quando arriverà”, racconta Silvia. “Per ora a seguirlo è un’assistente scolastica che però non è abituata a trattare con bambini autistici”.
I piccoli affetti dal tipo di autismo di Marco hanno bisogno di seguire una routine organizzata in maniera scrupolosa e dettagliata. Per abituarsi alla sequenza delle attività scolastiche, sono dotati di un’agenda colorata con disegni e figure che indica loro quando è il momento di svolgere un’azione. All’interno sono quindi segnate le materie, i colori dei quaderni, il momento della mensa e del bagno.
“Questa agenda è fondamentale per la sua serenità quotidiana. Normalmente sono le maestre a compilarla ma, quest’anno, a causa delle misure anti Covid, non possono toccarla e pretendono che sia Marco a organizzarla. Cosa ovviamente impossibile per lui. Oggi nell’ora di matematica, non vedendo segnata questa materia sulla sua agenda, ha avuto una crisi e ha colpito l’assistente con una matita appuntita. Non si può andare avanti così, sia per il bene del bimbo, sia per quello dell’insegnante”.
Un altro grave problema è l’autolesionismo di Marco. Quando è in preda a una crisi di ansia e agitazione ha bisogno che qualcuno gli impedisca di farsi del male, che lo tocchi e lo tranquillizzi. Ma, anche in questo caso, le norme precauzionali non permettono alle maestre di avvicinarsi, neanche indossando la mascherina.
“Ma non è finita qui. Le difficoltà per noi cominciano fin dall’entrata a scuola. Hanno aumentato gli accessi per questioni di sicurezza. Tuttavia il parcheggio disabili si trova proprio davanti al cancello dove entrano 10 classi su 16. Quindi è molto affollato e portare Marco all’ingresso è un’impresa. Ho scritto al Comune a proposito di questo problema e la sola risposta che ho ricevuto è stata: “Verificheremo”. Inoltre, ho chiesto alla dirigente scolastica di poter accompagnare mio figlio nell’atrio della scuola, almeno per i primi giorni, in modo da tranquillizzarlo. Permesso che mi è stato negato”.
“Proverò a mandare un' email all’istituto, sperando che accolgano la richiesta di aiuto di una madre disperata”, dice Silvia. “Le misure di sicurezza vanno attuate ma non è possibile che non esistano deroghe per bimbi nella condizione di mio figlio. Va trovata una soluzione”.