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Scuola e Covid, il prof star di TikTok: “Io, insegnante di sostegno, senza direttive sulla sicurezza”

La prima campanella dell’anno sta per suonare, eppure il ritorno in classe ha contorni confusi. A soffrire di più è il mondo degli insegnanti precari. Tra graduatorie online, incertezza sulle modalità di valutazione dei docenti e norme anti-Covid non ancora chiare, tocca ai professori a contratto sospendere la propria vita per un’estate.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sandro Marenco, insegnante star di TikTok (dal suo profilo Facebook)
Sandro Marenco, insegnante star di TikTok (dal suo profilo Facebook)

Mancano pochi giorni allo squillo della prima campanella dell'anno, previsto per il 14 settembre in quasi tutta Italia. Dopo una prima metà del 2020 caratterizzata dall'incertezza, anche il ritorno in classe appare più che mai confuso. Tanti dubbi non solo per gli studenti, che ancora seguono il dibattito mascherina in aula sì – mascherina no, ma anche per gli insegnanti e per il personale scolastico. In particolare brancola nel buio la considerevole fetta di docenti precari della scuola italiana: dopo alcuni mesi di rassicurazioni sul congelamento delle graduatorie attuo a garantire la continuità didattica, c'è stato un cambio di rotta a giugno. Sono state infatti aggiornate e pubblicate il 2 settembre 2020, ma nessuno degli insegnanti in lista ha ancora garanzie. Ne abbiamo parlato con Sandro Marenco, l'insegnante più famoso di TikTok. Fino a giugno è stato docente di sostegno in un liceo scientifico di Alessandria e nonostante la cattedra ancora da assegnare, la sua classe virtuale conta circa 154mila iscritti. I suoi contenuti ironici sulla vita tra i banchi raccolgono più di un milione di visualizzazioni. L'idea è nata in modo semplice: durante la quarantena, ha deciso di alleggerire l'isolamento dei suoi studenti con tecnologia e sarcasmo

Si parlava di un blocco delle graduatorie, poi a giugno c'è stata l'inversione di marcia. Il Covid è un ostacolo in più per la vostra categoria?

Questo cambio improvviso di posizione da parte del ministro dell'Istruzione ha sconvolto la vita personale degli insegnanti. A 50 anni è difficile riorganizzare la propria esistenza in circa tre mesi. Ci sono tante cose da ricostruire da zero: se cambi provincia, per esempio, devi trovare una casa. La gestione delle graduatorie, come del resto la nostra posizione, è stata precaria dai primi mesi dell'emergenza Coronavirus

E nella gestione delle graduatorie cos'è cambiato?

È stata introdotta la digitalizzazione. Si tratta di un cambiamento epocale che avremmo accolto favorevolmente in un altro momento, ma farlo adesso è una mossa poco saggia: avevamo bisogno di stabilità, non di prove tecniche. Ora sono gli Uffici territoriali del Ministero ad assegnare le supplenze a ogni provincia. Dovrebbe rendere la burocrazia più snella, ma di fatto non è cambiato molto: non sappiamo quando saremo convocati e soprattutto non sappiamo in che modalità. Perdere la cattedra è spaventosamente facile in questo modo. I sindacati hanno denunciato circa 40.000 errori nell'assegnazione dei punteggi utili per le nuove graduatorie online volute da viale Trastevere: ci sono insegnanti che non hanno mai studiato le lingue che si sono ritrovati una cattedra di francese per settembre.

E la continuità didattica? Non è importante in questo momento? 

È importante sempre, secondo me. Quando fai l'insegnante crei un legame con i tuoi studenti che è unico e fragilissimo. Per un ragazzo disabile poi è fondamentale: diventi al pari di una figura genitoriale. Io ho affiancato un ragazzo per tutto l'anno e non lo vedo da sei mesi. Abbiamo continuato a sentirci al telefono perché io sono sempre il suo docente, anche quando non andiamo a scuola. Immagini cosa significa per un adolescente tornare a scuola e interfacciarsi dal primo giorno con un altro insegnante di sostegno. Si tratta di uno shock che in questa situazione si poteva e doveva evitare.

Scusi, ma cambiare insegnante di sostegno non è rischioso? Potrebbe facilitare i contagi, no?

Tutti noi dobbiamo sottoporci al test sierologico per entrare in classe, di questo sono sicuro. Non si espone il ragazzo a un pericolo. Però il nostro lavoro richiede ore a stretto contatto con lo studente e noi di fatto non sappiamo niente sulle norme da rispettare. Potrò lavorare accanto al minore? Nel caso in cui dovessi continuare a mantenere la distanza, come faccio a svolgere il mio ruolo? In alcuni casi c'è bisogno di un supporto continuo, al momento non riesco a immaginare soluzioni che non prevedano ore passate spalla a spalla. Se il distanziamento non dovesse essere necessario, sono sufficienti le mascherine? Oppure ci avvarremo di separatori in plexiglass?

Non avete ricevuto direttive più chiare?

In questo momento sono disoccupato, quindi la scuola non ha alcun dovere di informarmi. Nella teoria dei fatti ha senso, ma in piena emergenza sanitaria forse bisogna considerare che c'è chi è precario ogni anno. Siamo comunque molto pazienti perché le difficoltà sono state grandi per tutti. Il personale scolastico ha dato il massimo: nel mio ex istituto, per esempio, hanno abbattuto dei muri stravolgendo l'intera organizzazione delle aule in pochi mesi. Le imperfezioni sono previste e il nostro lavoro di per sé è imperfetto perché è molto umano. Mi auguro che il primo giorno ci faranno sapere nel dettaglio tutto quello che dobbiamo fare, ovviamente. Per adesso però tutto tace.

E i ragazzi? Come vivono il rientro in classe?

Sono incerti esattamente come noi. Cerco di rassicurarli anche tramite i social. Le regole cambiano, ma tutto questo serve a garantire la frequenza in totale sicurezza. Non sarà facile tornare tra i banchi e non sedersi accanto agli amici o dover tenere le mascherine per tutta la giornata scolastica. Sarà più facile suggerire durante le interrogazioni, se non altro. Questa battuta li fa sempre ridere, ma spero di non aver fornito troppi spunti.

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