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Scuola: sì agli scatti degli insegnanti, ma la Ragioneria blocca la “quota 96”

La Camera ha approvato il decreto legge sugli scatti di stipendio per il personale scolastico ma per i docenti della cosiddetta “quota 96” arriva lo stop della Ragioneria di Stato: “Non è idonea una copertura di oneri certi con economie di entità incerta”.
A cura di Susanna Picone
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Sì definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge sugli scatti stipendiali del personale della scuola. Il provvedimento è stato approvato con 416 voti a favore, un contrario e 97 astenuti. Si sono astenuti i gruppi del Prc e di M5S. Il disegno di legge scongiura la restituzione di somme già percepite dai docenti  –  i famosi 150 euro su cui si era scatenata una polemica –  e dal personale Ata per mansioni aggiuntive già svolte, ma che rientravano nel blocco degli scatti. “Dal 2014, finalmente, le retribuzioni del personale scolastico sono sbloccate – dichiara Francesca Puglisi, relatrice del provvedimento al Senato – Abbiamo anche evitato che il personale Ata fosse costretto a restituire somme già percepite. I tempi sono maturi per ridiscutere il contratto e valorizzare la professionalità dei docenti”. Soddisfatta anche la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini convinta che con l’approvazione del decreto si sia corretto il tiro rispetto a un errore che rischiava di pesare sulle tasche dei docenti.

Bloccate le coperture per i 4mila docenti della “quota 96” – Ma intanto, mentre la Camera approvava il decreto legge sugli scatti di anzianità del personale scolastico, è arrivato lo stop della Ragioneria generale dello Stato alle coperture del testo unificato che risolve il caso di circa 4mila docenti oggetto della cosiddetta “quota 96”, quelli che a causa della riforma Fornero non erano riusciti ad andare in pensione nonostante avessero maturato i requisiti nel 2012 (la quota 96 tra età e anni di servizio). Per la Ragioneria dello Stato non è “idonea una copertura di oneri certi con economie di entità incerta”. L’ufficio blocca, in sostanza, le coperture del testo unificato che poteva risolvere il caso. Nella relazione tecnica al provvedimento si valutano in 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015, 101 milioni nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018 gli oneri per l'Inps.

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