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Scuola: anno nuovo, problemi vecchi. In Italia suona la campanella della protesta

7 milioni 830 mila di ragazzi stamattina sono tornati sui banchi di scuola in una situazione sempre più difficile. Flash mob e manifestazioni di studenti e prof contro i tagli del governo. Tra gli altri problemi, caro libri, “classi-pollaio” e l’annoso tema dell’edilizia.
A cura di Biagio Chiariello
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Flash mob di studenti davanti alle sedi scolastiche, distribuzione delle guide "Don't panic" per mettere tutti i ragazzi a conoscenza dei loro diritti, sit-in davanti al ministero dell’Istruzione, reclami dei genitori adirati per le "classi-pollaio" ed il caro-libri. E' in questa situazione che stamattina è suonata la prima campanella per 7 milioni 830 mila di alunni tra i 6 ei 18 anni di 13 regioni e province autonome (mentre nelle altre 8 le scuole riapriranno entro il 19 settembre).

Un anno scolastico segnato, dunque, dalle proteste quello appena cominciato. In particolare sono i tagli – che hanno portato a roventi polemiche anche durante l’estate, rappresentate in special modo dallo sciopero della fame dei precari siciliani – a far emergere le carenze del nostro sistema dell'istruzione. Secondo Tuttoscuola i recenti accorpamenti degli istituti hanno comporta l' eliminazione del 30% dell'organico di dirigente scolastico, dell'11% dei posti di direttore amministrativo e di 1.100 posti di assistente amministrativo. Le associazioni di consumatori, invece, puntano il dito contro l'aumento del prezzo dei libri di testo. L’Adiconsum denuncia che in più della metà delle classi delle superiori sono stati sforati i tetti di spesa. Ma i genitori sono sul piede di guerra anche per il problema delle classi sovraffollate e l’assenza degli insegnanti di sostegno. C'è chi poi come l'associazione dei contribuenti italiani (Contribuenti.it) rammenta una vecchia grana del nostro Paese, quella dell'edilizia scolastica: due scuole su tre non sono a norma e devono essere messe in sicurezza. Come se non bastasse a protestare ci sono anche i professori. La manovra correttiva prevede lo spostamento per quei 5mila docenti “inidonei” o “utilizzati in altri compiti” al ruolo "obbligato – spiega il Cobas – di assistenti di laboratorio o amministrativi".

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Per la Rete degli studenti quella di oggi è solo la prima tappa di un percorso di proteste fatto di flash mob, raduni e manifestazioni che culminerà, il 7 ottobre, nella prima data nazionale di mobilitazione studentesca nelle principali città italiane insieme all'Unione degli Universitari. "Armati di calcolatrici, scontrini e striscioni, oggi saremo noi, e non il governo e il ministro Gelmini, a dare i numeri da cui ripartire per ricreare la scuola che vogliamo" afferma, tramite una nota, la Rete degli studenti."Non accetteremo alcun governo che sperpera risorse in guerre mentre le nostre scuole cadono a pezzi: ora i conti li fate con noi!" E' il grido di protesta degli studenti.

Le manifestazioni continuano anche nel pomeriggio. Alle 15 i docenti dell'Uds (Unione studenti) hanno in programma un "assedio rumoroso" al Ministero con pentole e trombette. "Vogliamo suonarle al ministro", dice una nota dell'Uds. "Dal sud al nord classi pollaio, edilizia scolastica, caro libri, diritto allo studio sono solo alcuni dei problemi che viviamo nelle scuole ma stiamo già cominciando a risolvere, mobilitandoci e vincendo battaglie". Alle 16, invece, va di scena la protesta della Federazione degli studenti (Fds), sotto la sede del Miur a Roma: "Saremo ovunque per salvare una generazione. Il movimento dell'Onda del 2008, le manifestazioni dell'ultimo anno, le occupazioni dei monumenti e le lotte congiunte tra lavoratori e studenti sono la dimostrazione di un paese che si mobilita, una generazione che si riscopre", fa sapere Dario Costantino portavoce di FdS.

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