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Scuola, al via l’anno scolastico in 6 Regioni tra polemiche sui docenti e fine delle misure Covid

Inizia oggi la scuola in 6 Regioni italiane: si tratta di Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Provincia di Trento, secondo il calendario dell’anno scolastico 2022/2023. Addio a dad e mascherine. Bianchi: “Non è vero che mancano gli insegnanti”.
A cura di Ida Artiaco
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Riparte oggi la scuola in 6 Regioni italiane. Dopo li alunni e le alunne della Provincia di Bolzano, che hanno iniziato il 5 settembre, oggi tocca tornare sui banchi a quelli di Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Provincia di Trento.

La prima campanella dell'anno scolastico 2022/2023 è suonata per tutti in presenza: addio a Dad, mascherine e altre restrizioni anti Covid. E non sono mancate neppure le polemiche sul numero dei docenti.

"È la scuola della ripartenza. Tutto il Paese ha bisogno di ripartenza, di guardarsi negli occhi. Il governo ha ritenuto che la fase di emergenza fosse conclusa.Abbiamo perso molto. Ma siamo pronti per ogni evenienza. Teniamo monitorata la situazione in ogni parte del Paese", ha detto questa mattina il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi.

Il calendario dell'inizio dell'anno scolastico Regione per Regione

Secondo i dati del ministero dell'Istruzione sono 7.286.151 le studentesse e gli studenti che torneranno sui banchi delle scuole statali nell'anno scolastico 2022/2023, per un totale di 366.310 classi.

Dopo le Regioni in cui si torna a scuola oggi, il 13 settembre la campanella suonerà per bambini e ragazzi della Campania, secondo il calendario ufficiale.

Il 14 settembre le lezioni prendono il via in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria.

Il 15 riprenderanno, invece, in Emilia-Romagna, Lazio e Toscana. In coda, il 19 settembre, Sicilia e Valle d'Aosta.

Addio alle misure anti Covid dalla Dad alle mascherine

Quello che sta cominciando sarà un anno scolastico decisamente diverso dagli ultimi, dal momento che la maggior parte delle restrizioni anti Covid sono state eliminate.

In particolare, non ci sarà più la Dad così come l'obbligo di indossare le mascherine, come confermato dal Ministero dell'Istruzione che ha inviato alle scuole un vademecum con le indicazioni per l'avvio dell'anno scolastico 2022-23 sulle nuove regole Covid.

Solo chi è positivo andrà in isolamento, mentre non ci sarà alcuna quarantena per i compagni di classe.

Per chi è positivo non ci sarà la didattica a distanza ma verrà gestito come semplice caso di malattia.

Nel caso di alunni, docenti o personale scolastico con sospetti sintomi indicativi di infezione da Sars-CoV-2 a scuola, dovranno essere ospitati nella stanza dedicata o area di isolamento, appositamente predisposta e, nel caso di bambini o alunni minorenni, devono essere avvisati i genitori. Poi raggiungeranno la propria abitazione informando il medico.

La polemica sui docenti

Sempre oggi il ministro Bianchi ha ricordato che "non mancano gli insegnanti", rispondendo a chi polemizzava sulle cattedre lasciate vuote.

"Abbiamo mantenuto il numero di docenti che avevamo prima del Covid- ha aggiunto -, nonostante una forte riduzione degli studenti. Tra il 2021 e oggi sono stati persi quasi 200mila studenti. Abbiamo 801mila insegnanti e 650mila a tempo indeterminato" ha sottolineato il ministro spiegando che ci sono anche più di 90mila insegnanti di sostegno e 25mila insegnanti che stanno concludendo il concorso.

"Rimangono 45mila insegnanti a tempo determinato perché sostituiscono quelli che vanno in aspettativa: rappresentano il 5 %" , ha aggiunto. Insomma "diversamente dagli altri anni , abbiamo tutti quelli di ruolo e quelli a tempo determinato".

I sindacati non sono dello stesso avviso del ministro: secondo le sigle mancano circa 200mila docenti e 15mila amministrativi, e non sono stati nominati circa 500 dirigenti previsti dall'organico.

Energia e settimana corta: cosa ha detto Bianchi

Il ministro dell'Istruzione è anche intervenuto sulla questione settimana corta per mettere la scuola al riparo dalla crisi sull'energia.

"Il governo non ha mai parlato di settimana corta a scuola – ha precisato in un'intervista televisiva – perché siamo convinti che la scuola debba essere l'ultima ad affrontare le problematiche del caro energia, abbiamo già dato al Paese".

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